La danza degli gnomi e altre fiabe/Piumadoro e Piombofino/I

Piumadoro e Piombofino - Capitolo I

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Piumadoro e Piombofino Piumadoro e Piombofino - II

Piumadoro era orfana e viveva col nonno nella capanna del bosco. Il nonno era carbonaio ed essa lo aiutava nel raccattar fascine e nel far carbone. La bimba cresceva buona, amata dalle amiche e dalle vecchiette degli altri casolari, e bella, bella come una regina.

Un giorno di primavera vide sui garofani della sua finestra una farfalla candida e la chiuse tra le dita.

- Lasciami andare, per pietà!...

Piumadoro la lasciò andare.

- Grazie, bella bambina; come ti chiami?

- Piumadoro.

- Io mi chiamo Pieride del Biancospino. Vado a disporre i miei bruchi in terra lontana. Un giorno forse ti ricompenserò.

E la farfalla volò via.

Un altro giorno Piumadoro ghermì, a mezzo il sentiero, un bel soffione niveo trasportato dal vento, e già stava lacerandone la seta leggera.

- Lasciami andare, per pietà!...

Piumadoro lo lasciò andare.

- Grazie, bella bambina. Come ti chiami?

- Piumadoro.

- Grazie, Piumadoro. Io mi chiamo Achenio del Cardo. Vado a deporre i miei semi in terra lontana. Un giorno forse ti ricompenserò.

E il soffione volò via.

Un altro giorno Piumadoro ghermì nel cuore d’una rosa uno scarabeo di smeraldo.

- Lasciami andare, per pietà!

Piumadoro lo lasciò andare.

- Grazie, bella bambina. Come ti chiami?

- Piumadoro.

- Grazie, Piumadoro. Io mi chiamo Cetonia Dorata. Cerco le rose di terra lontana. Un giorno forse ti ricompenserò.

E la cetonia volò via.