La cratùra in fassciòla

Giuseppe Gioachino Belli

1835 Indice:Sonetti romaneschi IV.djvu sonetti letteratura La cratùra in fassciòla Intestazione 4 giugno 2024 75% Da definire

So' ccose che cce vanno La curiosità
Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1835

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LA CRATÙRA IN FASSCIÒLA.

     Bbella cratùra! E cche ccos’è? Un maschietto?
Me n’arillegro[1] tanto, sora Mèa.[2]
Come se[3] chiama? Ah, ccom’er nonno: Andrea.
E cche ttemp’ha? Nnun più?! Jjèso! eh a l’aspetto

     Nun mostra un anno? Che ggran bell’idea!
Quant’è ccaruccio llì cco’ cquer cornetto![4]
Lui mo sse[3] penza de succhià er zucchietto,[5]
La ghinga[6] o er cucchiarin de savonea.

     Vva’, vva’, vva’,[7] ccome fissa la sorella!
Nun pare vojji dijje[8] quarche ccosa
Co’ cquella bbocchettuccia risarella?

     Nun ho mmai visto un diavoletto uguale.
Dio ve lo bbenedichi, sora spósa,
E vve lo facci presto cardinale.

26 gennaio 1835.

Note

  1. Me ne rallegro.
  2. [Bartolommea.]
  3. 3,0 3,1 Si.
  4. Si suole appendere al petto de’ bambini, mercè una catenella di argento, un cornetto o di pietra dura o di corallo, che eglino vanno sempre tenendosi per la bocca e biascicando. Così pure vi si aggiunge un cerchiolino d’avorio, detto volgarmente la sciammella (ciambella), sul quale i bambini si arruotano le gengie verso il tempo della dentizione. Alcune madri uniscono a tuttociò un campanelluzzo di argento.
  5. [Succhietto, da succhià, che ha tutti i sensi de’ due distinti verbi toscani succhiare e succiare.] Zucchero involto e legato entro un pezzetto di pannolino.
  6. Mammella.
  7. [Troncamento di varda, che s’usa spesso per guarda.] Come dicesse: “ve’, ve’, ve’.„
  8. Voglia dirle.