XXXVI

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XXXV XXXVII

 
Tristo e dolente e faticato molto
son nel pensero, Amor, che tanto acerbo
mi vi mostrate, secondo lo verbo
4ch’i’ parlar v’odo e l’atto de lo volto;

dal qual solea gioioso esser acolto,
ed ora, lasso, ’l contraro riserbo:
là ’nde ’l dolor mi cerca ciascun nerbo,
8sì·cc’onne buon valor me n’ave tolto.

E sì·mmi grava più cotal fatica
perché pensando non mi sento in colpa;
11che·ss’io mi vi sentisse, non farebbe.

Però, Amor, valer ciò mi dovrebbe;
ché·cchi non pecca, parmi, assai si svolpa,
14né non dovria portar pena né-mica.