XXXII

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XXXI XXXIII

 
Se in me avesse punto di savere,
veggendo ch’ad Amor neente cale
di quel gravoso e perigl[i]oso male
4ch’a tutte l’or mi vede sostenere,

i’ mi saprei partir del suo volere,
dove m’ave condotto, lasso, a·ttale
che quasi ormai soccorso non mi vale,
8sì consumato son nel male avere;

ed aggio il bon sentor quasi perduto,
ched è ’n soffrire ispento e consumato,
11né punto non mi sento di vertute:

però non parto me da le ferute,
siccomo folle che vi sono usato;
14ma brevemente ispero aver compiuto.