LXI

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Però ch’i’ ho temenza di fallare
s’andasse più innanzi mag[g]iormente,
mi voglio sofferire, e porre mente
4a·cciò ch’i’ già udito aggio contare,

che dolce canto puote altru’ innoiare
per tropp’ usare, e venir ispiacente:
per ch’i’ vi dico ched i’ son temente
8pur d’esto tanto innanzi a vo’ inviare.

E voglio umil pregar la cortesia
di voi che m’abbia in ciò per iscusato,
11Ch’i’ pur mostrato v’ho di mio savere;

lo qual, se fosse ancor me’ da vedere,
avrei con più ardire a voi mandato,
14e manderò, quand’ a piacer vi fia.