La bottega del caffè/Lettera di dedica
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Carlo Goldoni - La bottega del caffè (1750)
Lettera di dedica
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A SUA ECCELLENZA
IL SIGNOR CONTE
LODOVICO WIDIMAN
NOBILE PATRIZIO VENETO1.
F
RA i Protettori miei benignissimi posso annoverar per mia gloria il Nome grande di V. E., e siccome cresce in noi il godimento di un bene, allorchè di possederlo pubblico vanto dar ci possiamo, aspirai da gran tempo a tale felicità, che reca a me sommo onore, e alle Opere mie un singolare vantaggio. Varie son le cagioni, onde pregevole al sommo riconoscere può ciascuno la protezione dell’E. V., o se riguardo si abbia all’antichità del nobilissimo suo Casato, alla ricchezza del patrimonio, agli onori, alle dignità, allo splendore della Famiglia, illustre non meno nella Germania che nell’Italia; ma ciò che maggiormente si ha in pregio dagli uomini di buon senso, consiste nelle virtù dell’animo e nel sapere, di cui l’E. V. cotanto abbonda; laonde dichiarandosi Ella in favore di qualche opera, o di qualche Autore, l’accredita col di Lei nome e dalle critiche lo difende. Le mie Commedie precisamente hanno questo di buono, mercè della grazia benignissima che loro l’E. V. comparte, che non possono essere disprezzate, quando Ella le approva. Fra gli studj più elevati e più serj, de’ quali per ornamento suo si compiace, non esclude quelli della Commedia, amandola anzi talmente, che fra i sontuosi trattamenti della sua magnifica Villeggiatura, la rende il più caro oggetto del suo piacere e dell’altrui amenissimo divertimento. L’estemporanea Commedia quella è che Italiana unicamente può dirsi, poichè da altre Nazioni non fu trattata; e questa, che sulle pubbliche scene sembra ormai declinata, brilla e risplende nel di Lei delizioso Bagnoli, dove i più nobili e i più valorosi Soggetti ad esaltarla s’impiegano.
Se l’E. V., perfettissimo conoscitore di cotal genere di Teatrali Rappresentazioni, delle Opere mie si compiace, niuno ardirà lacerarle, e le rispetteranno i maligni in grazia di un sì venerabile Nome e della sua validissima protezione, di cui supplicandola più che mai, con profondissimo ossequio mi rassegno
Di V. E.
Umiliss. Divotiss. e Obbligatiss. Serv. |
- ↑ Questa lettera di dedica fu stampata la prima volta nel t. I delle Commedie, ed. Paperini di Firenze, nella primavera del 1753.