La bella cetra, che scolpita splende
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III
PER IL SIGNOR FRANCESCO RASI.
La bella cetra, che scolpita splende
In questi marmi, ti può far sicuro,
Che il Rasi qui sepolto era maestro
Dell’amabile arnese. O lieto l’Arno,
E lieto il Mincio, che d’udir fu degno
Il suon soave, che non mai sentiro
Le bellissime rive dell’Eurota
Negli anni antichi, e s’egli alzava il canto,
Sorpresi all’armonia dell’aurea voce,
Taceano i venti e s’arrestavan l’onde,
E chinavano i pin l’altere cime:
Perocchè egli solea, non la faretra
Dell’alato figliuol di Citerea,
Ma cantar degli eroi l’alme corone.
Or voi cortesi, che per via passate,
Di voi prendavi duol: l’alte lusinghe
Delle Sirene e dell’Aonie Muse
Mai più non siete per udire in terra.