La bancarotta o sia Il mercante fallito/L'autore a chi legge

L'autore a chi legge

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Lettera di dedica Personaggi
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L'AUTORE

A CHI LEGGE.


C
ORREVA da molto tempo sulle scene d’Italia, fra le cattive Commedie a soggetto, una Commedia pessima, intitolata: Pantalone Mercante Fallito. Questa non era che un ammasso di stolidezze di un Vecchio, che dopo aver dissipato i suoi capitali, riducevasi in prigione a cantare in musica la sua disgrazia, accompagnato da un coro di malviventi, Parvemi l’argomento degno di qualche riflesso, e un poco più ragionevolmente trattato, credei potesse riuscire dilettevole ed utile ancora, ponendo in vista la mala condotta di coloro che si abbandonano alle dissolutezze e vi perdono dietro le facoltà ed il credito; e le male arti degl’impostori, che fanno gravissimo torto al ceto rispettabile de’ Mercadanti, che sono il profitto ed il decoro delle nazioni. Per ottenere l’intento, vidi esser necessario non formare il Protagonista uno stolido, nel qual caso meriterebbe la compassione più che i rimproveri, ma uno di quelli che rovinano se medesimi e tradiscono la propria famiglia, e i corrispondenti, e gli amici, con piena malizia e fraudolenta condotta. Non intendo già di aver fatto un torto alla mia Patria, scegliendolo di nazion Veneziano, poichè in ogni Paese pur troppo se ne veggono tutto dì degli esempi, ma ho voluto seguitare in questo l’idea dell’antica Commedia del Mercante fallito, appoggiandola al Pantalone, ch’è una maschera assai graziosa in Teatro, cognita e grata quasi per ogni parte d’Italia, non essendovi compagnia di comici o di dilettanti, che un tal personaggio non si compiaccia rappresentare. Ho soddisfatto a questo mio pensamento molti anni sono, allora quando erano per me le Commedie esercizio ancora novello, e la riforma non avea preso piede; onde pensando ad un metodo nuovo, non mi dovea del tutto allontanare dall’antico. Non erano avvezzi i comici, e molto meno le maschere a rappresentar le Commedie studiate, ed io non potea contentarmi di quello che dir potevano all’improvviso, onde ho accomodata la cosa [p. 340 modifica]

dividendo il piacere metà per uno, parte cioè scrivendola a modo mio, e parte lasciandola in libertà degli Attori, come seguì delle due precedenti Commedie, se non che in questa per me ne ho voluto maggior porzione. Per verità non ebbe cattivo incontro, ma non posso dire che ottimo lo abbia avuto, e sempre mi sono dato ad intendere, che se per intero l’avessi scritta, miglior fortuna averebbe forse ottenuta. Eccomi finalmente dopo lungo tempo alla prova. Ora coll’occasione di compire il numero delle cinquanta Commedie in dieci Tomi comprese1, l’ho presa novellamente per mano, e non solamente l’ho per intero rescritta, ma l’ho spogliata di tutto quello che nei tempi oscuri passati era ancor tollerato, e oggi, per la Dio grazia, fu dalle scene sbandito. Altre mutazioni diverse la pratica ed il gusto moderno m ha insinuato di farvi, ed io non ho lasciato di faticarvi intomo per appagare il genio de’ miei amorosi Associati, giacchè per loro soltanto la mia edizione Fiorentina fu fatta, coperto interamente il numero delle stampe dai nomi de’ sottoscritti, prima del compimento del Tomo terzo.

  1. È da ricordare che l’autore scrive questo nel tomo X della ed. Paperini di Firenze.