Redona

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Bergamo Torre Boldone


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REDONA.


È Redona un comune di ab. 1282 secondo l’ultimo censimento, 1881. È composto di parecchie frazioni, quali: Baio, Carpega, Cinquedò, Foppa, Formica, Monterosso, Marsanico, [p. 12 modifica]Martinella e Zogno. Ha stazione propria. Sua superfice censita Ettari 346. Ufficio postale a Bergamo, da cui dista 1800 metri e quasi forma un suo sobborgo. Feracissimo e ridente è il suo suolo. Parte si stende al piano e parte si dilata sulle pendici meridionali del monte Maresana. Ha boschi produttivi, molti gelsi e dà copiose raccolte di cereali. Serve di villeggiatura suburbana a varî signori bergamaschi.

Arte. — Chiesa prepositurale (pieve di Seriate) dedicata a S. Lorenzo. Vi si ammirano le seguenti pitture:

Nel coro, pala rappresentante S. Lorenzo, titolare, opera delle più pregiate del nostro Cavagna. Quadro del nostro Roncelli colla data 1588. Altro quadro di Andrea Vicentino. Un Crocefisso, opera del nostro Fantoni. Statua della B. V. del Rosario del nostro Sanzi.

Industria e commercio. — Ha varie filande per la seta, una cartiera, una sega da legnami, molini da grano; rinomato quello a sistema americano Zopfi le cui farine sono conosciute, vendute e ricercate su molti mercati anche fuori di provincia. Il vasto fabbricato di detto molino trovasi sulla strada provinciale e dista a pochi metri dal Comune e dalla ferrovia, Valle Seriana.

Scuola e beneficenza. — Classi obbligatorie. — Pia Istituzione denominata «Consorzio» a favore partorienti e infermi meschini.

Memorie storiche. — Nelle vicinanze si possono ancora vedere i ruderi di due antichi castelli. Si dice che in uno di questi, e precisamente ai 3 aprile 1160 si togliesse la vita la virtuosa donzella Antonia Bonzi, per sottrarsi, come dice la cronaca, alle impudiche brame di Federico Barbarossa1.

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Note

  1. Il fatto di Antonia Bonzi è contrastato da vari critici; ma il padre Calvi lasciò scritto quanto segue:
    Nell’antica loggia della città, ora distrutto per l’edificio del nuovo, era dipinto il fatto colla seguente iscrizione:
    «Antonia (de Bongis) civis Bergomi, virgo non minus animi quam corporis pulchritudine pollens, cum a Federico primo Imperatore violentum in se stuprum parari videret, mortem pro conservanda pudicitia vilipendes, gladioque; violatori erepto intepritum sibi pectus transfodiens, singulari castitatis exemplo Urbem hanc perpetuo illustravit. Ann. 1168.
    (Campidoglio de’ Guerrieri, pag. 37).
    «Non varcava il terzo lustro de’ suoi anni (Antonia Bonzi). . . . Pareva al mondo venuta per una meraviglia del sesso, in sè tracopiando nell’esterno i più vivi colori della leggiadria e venustà, e nell’interno le qualità tutte epilogando dell’onestà e della saviezza.»
    (Campidoglio de’ Guerrieri, pag. 57).