La Ronza
Questo testo è completo, ma ancora da rileggere. |
◄ | Er madrimonio sicuro | Li miracoli de li quadrini | ► |
Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti dal 1828 al 1847
LA RONZA.1
Ohé! Mmaria! dichi2 davero o bburli?!
Bbirba cojjona, pe’ nnun ditte3 ssciocca.
Nun piascé4 la Foresta de Minzurli,5
Quanno la fa6 cquer pezzo de pasciòcca!7
Te dico che cquell’àrgheno8 de bbocca
Sce9 tirava sù er core co’ li curli.10
E hai mai visto la neve quanno fiocca?
Fioccaveno accusì ll’apprausi e ll’urli.
La gran furia-de-popolo era tanta,
Che ppropio la pratea de Tordinona11
Se moveva e ttremava tutta-quanta.
Bbenedetta, per dio, st’angiolonóna!12
Bbenedetta sta strega che cc’incanta!
Bbenedetto quer fischio che la sona!13
19 gennaio 1834.
Note
- ↑ Giuseppina Ronzi, una di quelle odierne virtuose di musica che locano la loro opera a serate, contentandosi di ricevere una serale mercede sufficiente al sostentamento annuale di una famiglia. La signora Ronzi fu discreta: non volle che 24 mila franchi per 24 recite. Giova pertanto meglio il rivolgersi all’altra virtuosa signora... [Maria] Malibran, onde conoscere quale trascendental merito le abbia già assicurati sul Sancarlo di Napoli pel venturo carnovale 80 mila franchi e due nette serate di beneficio. Fra tutti gl’impieghi possibili dell’umano talento, oltre quello di questo canto miracoloso, altro non n’è capace di retribuir tanto premio ad ogni ripetizione di azione momentanea, fuor che quello del ladro.
- ↑ Dici.
- ↑ Dirti.
- ↑ Piacere (verbo).
- ↑ La Foresta d’Irminzul (titolo sostituito dalla Censura politica al dramma di Romani La Norma con musica del Bellini) andò in iscena a Roma nei teatro Torre-di-Nona la sera del 18 gennaio 1834.
- ↑ Il verbo fare, come i nomi coso e cosa, ha nel discorso volgare un impiego estesissimo. Qui sta per “eseguire, cantare.„
- ↑ Paciòcca: donna giovane, bella e grassetta. Una donna pacifica è una pacioccona.
- ↑ Argano.
- ↑ Ci.
- ↑ Curri (cilindri).
- ↑ Vedi la nota 5.
- ↑ Doppio accrescitivo di angiola. Il popolo di Roma, di mente fervida e portato naturalmente alla meraviglia e all’entusiasmo, si vale sovente di simili espressioni a significare il grado delle sensazioni dalle quali sono colpiti. Angiolona era poi ben da dirsi la Ronzi, per l’arte sua angelica, e pel bello e maestoso suo aspetto.
- ↑ Vedi il sonetto intitolato Le cantarine, [18 mar. 34, nota 2.].