La Perla Sanguinosa/Parte prima/18 - La caccia del pescecane

../17 - Sulla carena del veliero

../19 - Il Guercio torna in scena IncludiIntestazione 29 luglio 2016 75% Da definire

Parte prima - 17 - Sulla carena del veliero Parte prima - 19 - Il Guercio torna in scena

18 — La caccia del pescecane


Che cosa era avvenuto? Come mai quella nave, che aveva resistito per molte settimane all'invasione delle acque, a giudicare dalle alghe che la coprivano, affondava proprio in quel momento in cui i naufraghi stavano per venire salvati?

Al grido del quartiermastro, Palicur e Jody balzarono innanzi, pallidissimi, sbarazzandosi rapidamente delle vesti onde esser pronti a gettarsi in mare, prima che il gorgo, che il veliero doveva aprire nell'affondare, potesse inghiottirli.

«Signor Will, — disse il pescatore di perle, — siete ben certo che questo scafo stia per mancarci sotto i piedi?»

«Sono sicurissimo di non ingannarmi, — rispose il quartiermastro. — State zitti ed ascoltate.»

S'avanzarono fino alla curva che descriveva la carena e tesero gli orecchi trattenendo il respiro. Alla base del tribordo udirono subito un gorgoglio accompagnato di quando in quando da sibili un po' rauchi e da alcuni leggeri scricchiolii.

«È l'aria interna che fugge attraverso qualche apertura,» disse il quartiermastro.

«E come può essersi prodotta e proprio in questo momento?» chiese Jody.

«Chissà! qualche corbetto imputridito per la troppa lunga immersione e fors'anche danneggiato dall'urto della nostra piroga avrà ceduto in qualche punto, quantunque mi sembri che l'acqua penetri molto lentamente. La nave si è un po' spostata, questo è vero, pure non mi sembra che finora si sia abbassata.»

«È vero, signor Will, — disse Palicur. — La linea delle alghe finora è sempre eguale, almeno qui.»

«Ma non a prora, — disse Jody. — Mi pare che la nave si sia inclinata verso il bompresso e che la poppa si sia invece di qualche po' rialzata.»

«Allora la falla si è manifestata a prora» disse il malabaro.

«Mi viene un sospetto!» esclamò ad un tratto il quartiermastro.

«Quale, signor Will?»

«Che siano stati gli sword-fish a danneggiare lo scafo. Qualcuno, nella furia dell'inseguimento e della caccia ai pesci volanti, avrà cacciato la sua lama fra le commessure dei madieri aprendovi un foro.»

«Possibile!»

«La loro arma è di una robustezza eccezionale ed io ho veduto uno di costoro attraversare d'un colpo solo il fasciame d'una grossa scialuppa. Se la falla è stata prodotta da uno di quei pesci, la nave non affonderà che assai lentamente e potremmo venire raccolti prima da quel veliero. Ah! Dov'è? Non scorgo più i suoi fanali!»

Tutti e tre fissarono gli sguardi verso levante, cercandolo ansiosamente. Si scorgevano molte stelle salire lentamente in cielo e nessun punto verde o rosso che indicasse i fanali di posizione della nave.

«Scomparsa?» chiese Jody con accento di terrore.

«Aspettate,- disse il quartiermastro. — Vi sono delle navi appartenenti a degli Stati che si accontentano di portare un fanale solo situato sulla prora e che è quasi sempre a luce bianca, luce che si può ben confondere con quella di qualche stella.»

«E poi il vento è caduto e quel veliero può trovarsi in piena calma, — aggiunse Palicur, un po' rassicurato dalle parole del marinaio. — Non ricomincerà a soffiare che coll'apparire dell'alba.»

«E se la nave nel frattempo ci mancasse sotto? — disse Jody. — Sapete che io sono un pessimo nuotatore.»

«Vi è la tua cassa e quella ti potrà servire d'appoggio, — rispose Will. — Se sorgesse la luna...»

«Non si alzerà che molto tardi, signor Will,» disse Palicur.

Un nuovo e più brusco spostamento della nave verso prora li fece cadere l'uno addosso all'altro.

«Affondiamo!» urlò Jody.

«Aspettatemi,» disse il quartiermastro, che serbava un ammirabile sangue freddo.

Si spinse verso la ruota di prora e s'accorse subito che la polena, rappresentata da una grande aquila ad ali spiegate, che fino a poche ore prima era in parte visibile, si era ora interamente immersa.

«Destino maledetto! — esclamò. — Lo scafo è affondato di due piedi in un quarto d'ora. La falla dunque è più considerevole di quello che credevo. Altro che il colpo d'uno sword-fish! È un mandiere che deve aver ceduto.»

Si curvò verso il mare ascoltando. Verso la ruota si udivano dei rauchi brontolii, accompagnati da un cupo fragore, prodotto probabilmente dall'acqua precipitantesi nella stiva.

«Roderà presto il legname e allargherà l'apertura, — mormorò il quartiermastro, tergendosi alcune grosse stille di sudore che gli bagnavano la fronte. — È impossibile che questo scafo possa mantenersi a galla fino all'alba.»

In preda a tristi apprensioni tornò verso i compagni che l'attendevano con angoscia. «Se ne va?» chiese Palicur.

«Fra un paio d'ore tutto sarà finito,» rispose il quartiermastro con un sospiro.

«Gettiamo in acqua la cassa?»

«No, aspettiamo fino all'ultimo momento, onde rimanere in mare il meno possibile. Sai che gli squali non ci hanno ancora abbandonati. Anche prima che il sole tramontasse li ho veduti a due o trecento metri al largo.»

«Signor Will, — disse Jody, — forse è proprio vero che quando dei pescicani seguono ostinatamente una scialuppa od una zattera, è segno che presto o tardi avranno una preda sicura.»

«Fole di marinai superstiziosi, — rispose il quartiermastro, alzando le spalle. — Hanno seguito noi come avrebbero seguito altri. Ah! Non è una stella, no, quella! È la luce d'un fanale! Amici, il veliero che abbiamo scorto prima che le tenebre calassero è sempre là, trattenuto dalla calma.»

«Cerchiamo di raggiungerlo, signor Will, — disse Palicur. — A quale distanza supponete che si trovi?»

«A qualche dozzina di miglia, direi, tuttavia noi non lasceremo questa nave se non quando affonderà. Il vento è debolissimo, tuttavia quel veliero avanzerà un poco, ed aspettando ci rimarrà minor via da percorrere.»

«Cala sempre, signore?»

«Adagio però e per qualche poco nulla avremo da temere.»

Si sedettero sulla chiglia, tenendo dinanzi a loro la cassa del macchinista, una specie di valigia lunga un buon metro e larga due piedi, laminata di zinco ed impermeabile, con due larghe maniglie di ferro alle due estremità.

La nave non cessava di abbassarsi, sempre lentamente, spostando a prora e anche un po' sul babordo. Si udiva sempre l'acqua precipitare entro la stiva con un rombo impressionante, pauroso, che si ripercuoteva nei cuori dei naufraghi.

La nave, nel momento in cui qualche furioso colpo di vento l'aveva capovolta, doveva avere tutti i boccaporti ermeticamente chiusi e la massa d'aria rinchiusa nella stiva doveva averla mantenuta a galla. Il quartiermastro doveva quindi essersi ingannato quando supponeva che fosse invece carica di legname.

Passò una mezz'ora, poi un'ora lunga, lunghissima pei disgraziati. Il fanale bianco brillava sempre ad una grande distanza, il vento non accennava ad alzarsi e lo scafo s'abbassava sempre con delle larghe ondulazioni.

Già una grande massa d'acqua doveva essere penetrata nella stiva e quel peso enorme la traeva, lentamente ma inesorabilmente, verso i profondi baratri dell'Oceano Indiano. Ad un tratto Will s'alzò dicendo:

«Coraggio, amici: è ora di andarcene. La nave comincia a oscillare e questo è il segno che sta per calare rapidamente.»

I fianchi del veliero scricchiolavano ed entro la stiva s'udiva la massa d'acqua muggire cupamente e frangersi con sordi boati contro i puntali del frapponte e le scasse degli alberi. Pareva che si lagnasse della sua triste sorte.

I tre forzati si alzarono.

«Si sarà avanzato quel legno?» chiese Palicur.

«Il suo fanale si distingue meglio di prima. Jody, tieni la pistola, potrà esserci necessaria. Prendi anche un po' di cartucce e bada di non bagnarle.»

«Mi sosterrà la cassa?» chiese il macchinista.

«Sì, purché tu ti metta a cavalcioni. Noi due terremo le maniglie. Lesti, caliamoci.»

Slegarono un capo della sartia che lasciarono pendere lungo la carena, poi il malabaro scese per primo portando la cassa.

Essendo il mare tranquillissimo, gli fu facile metterla in acqua; Jody, che lo seguiva da presso, fu lesto a mettersi a cavalcioni del galleggiante, tenendo la pistola e una dozzina di cartucce.

Will fu l'ultimo a calarsi.

«Lesti, — disse, — allontaniamoci prima di venire assorbiti dal gorgo.»

Si aggrapparono con una mano alle maniglie e si spinsero rapidamente al largo, rimorchiando la cassa.

Lo scafo del veliero, ormai quasi pieno d'acqua, cominciava ad affondare con rapidità. La sua prora era già quasi tutta immersa, mentre la poppa, a causa dello spostamento, si era molto innalzata mostrando tutto il timone ed il coronamento coll'estremità della boma della randa di mezzana o di maistra.»

«Presto! presto!» diceva Will.

Si erano allontanati di quattrocento metri, quando videro la nave inalberarsi bruscamente. Affondava da prora con mille scricchiolii, quasi verticalmente. La poppa, rialzatasi di colpo, mostrò per qualche istante l'ultimo albero a cui erano ancora attaccati dei pennoni con dei lembi di vele, poi la massa intera sprofondò, formando un vortice immenso.

Un'ondata circolare si distese tosto sull'oceano allargandosi rapidamente, poi tornò verso il vortice muggendo e trascinando per qualche tratto la cassa ed i tre uomini che vi erano aggrappati, e si sfasciò con un rimbombo simile allo scoppio simultaneo di parecchi pezzi d'artiglieria.

«Per un momento ho avuto il timore che il gorgo c'inghiottisse, — disse Jody che tremava ancora. — Una nave che affonda fa sempre un terribile effetto.»

«Era ormai condannata da parecchio tempo,» rispose Will.

«E il suo equipaggio l'avrà preceduta nella spaventosa discesa negli abissi?»

«Può darsi. Quando una nave s'ingavona e finisce per rovesciarsi, manca quasi sempre il tempo di mettere in acqua le scialuppe. Vedi sempre il fanale, Jody? Tu sei più in alto di noi.»

«Sì, signor Will; è sempre lontano.»

«Siamo sulla buona rotta?»

«Sempre.»

«M'immagino che verremo raccolti prima dell'alba. La cassa però serve di punto d'appoggio anche a noi e potremo resistere per quattro o cinque ore, è vero, Palicur?»

«Anche pel doppio, da parte mia» rispose il pescatore di perle.

«Che ora sarà?» chiese Jody.

«Dobbiamo essere prossimi alla mezzanotte,» disse Will, guardando le stelle.

«Eh!» fece in quel momento il macchinista, agitandosi ed armando precipitosamente la pistola.

«Che cos'hai?»

«Vedo dietro di noi brillare la bocca d'uno dei due maledetti squali, signor Will.»

«Dannati mostri! — ruggì con ira il quartiermastro. — Ero certo che non ci avrebbero lasciati tranquilli. Palicur, hai sempre il coltello?»

«Sì, signor Will,» rispose il malabaro.

«Tienti pronto e fermiamoci. Ordinariamente quegli squali hanno buon fiuto, ma pessimi occhi. Lasciamo passare quello che c'insegue.»

«E l'altro lo vedi, Jody?» chiese il malabaro.

«No, in nessuna direzione.»

«Che si avvicini sott'acqua?»

Quelle parole fecero gelare il sangue al quartiermastro. Infatti il mostro, mentre il compagno esplorava alla superficie, poteva raggiungerli di soppiatto e tagliare le gambe all'uno o all'altro dei due nuotatori con un solo colpo di dente.

«Confesso d'aver paura,» disse Will.

«Aspettate, signore, — rispose il malabaro. — Voglio assicurarmene.»

Lasciò la maniglia e si lasciò affondare, senza produrre alcun rumore. Il quartiermastro se lo sentì scivolare fra le gambe, poi dopo un mezzo minuto lo vide riapparire a poche braccia dalla cassa.

«Nulla, — disse, sternutando. — E l'altro?»

«Ronza sempre, senza accostarsi pel momento,» rispose Jody.

«Allora andiamo avanti, — disse il quartiermastro. — Cerchiamo di raggiungere al più presto quel veliero. E la luna? Dorme questa notte? Eppure l'orizzonte è sereno.»

«Sta per sorgere, signor Will, — disse Jody. — Vedo laggiù un po' di chiarore che si riflette sull'acqua, in direzione del veliero.»

«Se lo squalo s'avanza avvertici. Rimorchia, Palicur.»

Si rimisero a nuotare, avanzando sempre verso levante, mentre l'astro notturno faceva capolino mostrando a poco a poco la sua forma falcata.

Jody che volgeva gli sguardi, di tratto in tratto, in quella direzione, pur senza perdere di vista la bocca fosforescente dello squalo, poté ben presto discernere in mezzo alla striscia d'argento che la luna proiettava sull'oceano, due larghe macchie bianche al di sopra d'un piccolo punto nero.

«Signor Will! — esclamò con gioia. — Il veliero è visibile e si avanza verso di noi.»

«Che cos'è dunque? Un brik, un brigantino, una barca?»

«No, ha due sole vele latine come le grab indiane e le pinasse

«Ti sembra lontano assai?»

«Due o tre miglia.»

«E lo squalo lo vedi sempre?»

«Sangue di Brahma!»

«Che cosa succede?»

«Pare che ci abbia veduti: muove su di noi.»

«Tiri bene?»

«Non sono un pessimo bersagliere.»

«Sparagli addosso, appena giunge a buona portata.»

«Lo farò, signor Will.»

«Ed io sarò pronto a compiere il resto,» disse il malabaro, mettendosi il coltellaccio fra i denti.

«Affrettiamoci, Palicur,» disse il quartiermastro.

Facevano sforzi prodigiosi, ma non potevano certo gareggiare con quel formidabile corridore del mare che in pochi minuti percorre parecchi chilometri. Il mostro doveva aver scorto i tre naufraghi e giungeva velocissimo, impaziente di guadagnarsi la cena.

«Affrontiamolo, — disse Will, che udiva ormai i precipitosi colpi di coda di quel terribile avversario. — Fortunatamente è solo.»

«Eccolo! — gridò in quel momento Jody, tenendo il braccio armato. — Prendi, furfante!»

Un lampo squarciò le tenebre, seguito da uno sparo. Lo squalo, colpito in bocca, fece un improvviso balzo in aria uscendo quasi intero dall'acqua, poi sprofondò con gran fragore, mentre Palicur si gettava dinanzi al quartiermastro impugnando il coltellaccio.

Un momento dopo si udì in lontananza uno sparo. La detonazione veniva da levante.

«Ci fanno segnali dal veliero!» gridò Jody che aveva veduto il lampo, mentre ricaricava frettolosamente la pistola.

«Giungeranno troppo tardi, — disse Will. — Ecco lo squalo che torna alla carica.»

Il mostro, quantunque dovesse avere la palla confitta nel palato, era rimontato a galla e si precipitava nuovamente addosso ai naufraghi, deciso probabilmente a finirla una buona volta con quelle prede inafferrabili, che da tanti giorni avidamente sospirava.

Jody ed il malabaro erano però pronti a riceverlo ed anche il quartiermastro, quantunque inerme, era risoluto a prestare man forte ai compagni, magari a pugni.

Jody, che lo vedeva meglio di tutti essendo sempre a cavalcioni della cassa, per la seconda volta gli scaricò fra le enormi mascelle spalancate la pistola; contemporaneamente il malabaro, approfittando del dolore del mostro e della sua sorpresa, cacciatosi lestamente sott'acqua, con una tremenda coltellata gli squarciò il ventre per un buon piede di lunghezza.

Quasi subito un secondo sparo rimbombò sulla prora del veliero, il quale era lontano quattro o cinque gomene.

I naufraghi mandarono un triplice grido che si perdette lontano sull'oceano:

«A noi! A noi!»

Una voce, che scorticava orribilmente la lingua inglese, rispose tosto:

«Chi siete?»

«Naufraghi.»

«Aspettate la scialuppa! Ci mettiamo in panna!»

Pochi minuti dopo una striscia nera si delineò sulla zona argentata dai raggi della luna, mentre la voce di poco prima gridava:

«Reggetevi un momento! Giungiamo!»