La Cortigiana (1525)/Atto terzo/Scena sedicesima
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Pietro Aretino - La Cortigiana (1525)
Atto terzo
Scena sedicesima
Scena sedicesima
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Aloigia e ’l Guardiano d’Araceli.
- Aloigia
- Padre, io venivo per trovarvi in Araceli, ma voi m’avete tolto la via.
- Guardiano
- Io vengo a San Pietro ogni dí, per mia devozione.
- Aloigia
- Dio ve ’l perdoni; volsi dire: ve ’l meriti. Ma voi state sempre in orazione e sète piú bel che mai e piú grasso.
- Guardiano
- E io non faccio però troppo guasto in le discipline, perché s’io non anderò cosí oggi in paradiso, ci anderò domani.
- Aloigia
- Molto ben, ché bisogna aver tanta fretta? Egli è pur tanto grande che ci capiremo tutti, Dio grazia!
- Guardiano
- Sí, sí, e ci avanzerà luogo, perché l’anime nostre son come le bugie, che se ne può dire i milioni come il Tinca Martelli fiorentino, e non occupano luogo. Ma che miracolo è questo che ti se’ lasciata vedere?
- Aloigia
- Per chiarirme de doe cose grande. E questa è la prima.
- Guardiano
- Or di’.
- Aloigia
- Vorei sapere se l’anima de la mia maestra anderà nel purgatorio o no.
- Guardiano
- In purgatorio, per un mese o circa.
- Aloigia
- Egli si è ditto che no.
- Guardiano
- O no ’l sapre’ io?
- Aloigia
- O trista me, che ho creduto a le male lingue! Donque e’ la v’anderà?
- Guardiano
- Sí, corpo di me; ma qual è l’altra?
- Aloigia
- Oh, smemorata! Io ho date le cervella a rimpedulare; spettate, oimè, che m’è scordato! Anzi; me ne ricordo pure: il Turco dove si truova?
- Guardiano
- In Galigut, cioè in Turchia.
- Aloigia
- E si dice pur, in piazza, ch’egli serà fra otto giorni a Roma.
- Guardiano
- Che importa? Quando ben venissi fra quattro de’ giorni, e che saría?
- Aloigia
- Assai importaría!
- Guardiano
- Che saría mai, dico?
- Aloigia
- Una mala cosa, saría, e una ribalderia che ’nfin quello impalare non mi va per la fantasia in niun modo. Impalare, ah! Ma verrà egli, padre?
- Guardiano
- Non, balorda!
- Aloigia
- Voi m’avete tutta tutta riconsolata: impalare le povere donnicciuole! Dio e gli orazioni vostre me ne guardino perché ’l pane mi piace in palato, e non essere impalata dal Turco!
- Guardiano
- Or vatti con Dio, perch’io non posso stare piú teco ch’ho da cavalcare, perché, a dirti el vero, ho saputo per via de confessione che quelli di Verucchio volevano ammazzare il lor conte Giovan Maria Giudeo, e vado a fargli pigliare e sarà mozzo la testa a venti de’ primi, e d’ogni cosa son cagion io.
- Aloigia
- Voi fate molto bene; e voi frati sapete ogni cosa.
- Guardiano
- Questo è certo, ché non se fa mai tradimento senza nostra saputa, e anche noi ci sapemo de vitella e de capretto cavare la voglia, dico i ministri, e per gli altri fraticelli sono fatti i matutini e le Messe, le compiete e’ vespri, e loro mangiono con le gatte quando in sogno gli molesta la carne.
- Aloigia
- Io mi credeva che voi fusse tutti santi, a pie’ logri da’ zoccoli. Or fàtivi con Dio e domani, o quando sarete tornato, vorrò che mi diciate le messe de San Gregorio, per l’anima del mio marito, ch’ancora ch’ei fosse un omaccio, sempre la notte el maneggiavo a mio modo.
- Guardiano
- Vien, che serai servita.