La Cortigiana (1525)/Atto quinto/Scena ventiduesima

Atto quinto
Scena ventunesima

../../Atto quinto/Scena ventunesima IncludiIntestazione 2 giugno 2008 75% Teatro

Atto quinto - Scena ventunesima

Parabolano, Messer Maco in camisa, Valerio, Ercolano, Aloigia.

Messer Maco
Gli spagnoli, gli spagnoli!
Parabolano
Che romore è questo? Che cosa è?
Messer Maco
Gli spagnoli m’hanno ferito; ladri, bestie, furfanti!
Parabolano
Che vuol dir questo, messer Maco? Siate voi fuora de’ gangheri?
Messer Maco
I traditori m’hanno fatto un buco dietro con la spada!
Valerio
Ah, ah, ah, ah, che favole d’Orlando e de Isopo! Vàdasi a riporre el Poggio co’ le Facezie!
Parabolano
Dite su, che cosa è? Ancora oggi eravate dietro a queste pratiche!
Messer Maco
Io mi fussi...! Ora io vi voglio dire. Maestro Andrea m’aveva fatto cortigiano novo, el piú bel de Roma, e come el diavol volse, mi guastai in le forme, e come piacque a Dio, poi ch’io fui guasto, mi rifece e racconciòmi benissimo; e, come fui rifatto, volevo fare a mio modo et era onesto, e andai in casa a una signora e, spogliatomi per andare seco a dormire per sguazzare, gli spagnoli mi volloro ammazzare, e io saltai da la fenestra e m’ho avuto a rompere le gambe, sapete, messere?
Valerio
Bene è vero che Domenedio aiuta i putti e i pazzi. Donque, essendo guasto, in Roma avete trovato chi v’ha riconcio!
Messer Maco
Al piacere vostro, messer sí!
Valerio
Quanta piú ventura che senno avete avuto! Quanti de piú qualità de voi ne vengono a Roma acconciatamente, che disfatti e fracassati ritornono a casa loro! Non si pon mente a virtú e qualità niuna, anzi non si attende ad altro che guastare gli acconci òmini e rovinarli per sempre.
Parabolano
Ah, ah! Valerio, meniamo questo a casa con questa istoria ch’io voglio che ce n’abbiamo un altro pezzo di piacere; e scoppio del riso che mi viene a sentire le ciance che c’intertengono, e domattina dirai la cosa per ordine a Pattolo, omo dotto e arguto, e pregalo per parte mia che ne componga una comedia.
Valerio
Lo farò, di grazia. Madonna Aloigia, dentro in casa, ché ’l signore vole essere nostro a ogni modo.
Aloigia
Servitrice di sua signoria, e lo ristorerò.
Valerio
E voi, moglie di messer Ercolano, entrate con Aloigia. E tu, Ercolano, piglia el panno per il verso e tienti in visibilium le corna, perché le s’usano oggidí per maggiori maestri. E se tu fussi cronichista sapresti che le corna vennero dal cielo, e Moises le portò, ch’ognuno le vidde; dipoi la luna è cornuta, e stassi pur in cielo. Sono cornuti i buoi, che ci fanno tanto bene per arare. Cornuto piacque quel medesimo, el cavallo Bucefalas, e fu tanto caro ad Alessandro per il corno che l’aveva nel fronte. L’Alicorno non è prezioso per il corno che tien nella fronte contra veneno? E ’nsomma, l’arme del Soderino e de Santa Maria in Portico non son tutte corna? Sí che abbiale per onorevole cosa, come i cimieri. Et anche te ricordo che le donne con doe belle corna andavano a marito, perché Domenedio di sua mano ne ornò, come ho detto, il capo a Moises, e fu il maggiore amico ch’egli avessi nel Testamento Vecchio.
Ercolano
Io non so tante cose; venissino mo’ dal Limbo, ch’io non mi curo; e cognosco signori che l’hanno piú longhe ch’e’ cervi; ma so ben questo, che cosí povero e disgraziato come me vedete, n’ho posto una dozzina altrui. Ma di questa lasciamo vendetta a’ mia figlioli. Ora io entrarò, con vostra licenzia!
Parabolano
E voi messer Maco, sète troppo pericoloso con le donne! E’ le son la roina del mondo e ne sanno piú che li studi e con esse non averia pacienzia un pilastro, che mille anni tiene una colonna a dosso. Ma venèti anche voi in casa mia, e domattina vi farò riaver e’ vostri panni. Ma siate savio adesso, altrimenti le vi faranno impazzire, le male femmine!
Messer Maco
Io starò in cervello con le ribalde e voglio fare un poco di reputazione poich’io son cortigiano.
Valerio
Or andiamo a consumare questa notte in riso ch’anch’io ho piú letizia ch’io non mi pensavo.


Brigate, se la favola è stata longa io vi ricordo ch’in Roma tutte le cose vanno a la longa; e se la non v’è piaciuta l’ho carissimo, perché io non v’ho pregato che voi ci venissi. Pur, se aspettate cosí sino a questo altro anno, ne sentirete una piú goffa. Quando che voi abbiate fretta, a rivederci a Ponte Sisto!

Finis.