La Catrina
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LA CATRINA
ATTO SCENICO RUSTICALE
DI
M. FRANCESCO BERNI
INTERLOCUTORI
NANNI
BECO
MECARINO
GIANNONE Rettor del popolo
PODESTÀ
CATRINA.
LA CATRINA
NANNI, BECO.
BECO Oh! dagli ’l giorno.
NANNI Potta del ciel! o tu par de bucato,
Tu sei più bianco ch’uno spazzaforno,
Sarestù mai de nulla accalappiato?
Diacin che me responda! e’ fa ’l musorno.
BECO Che vuoi ch’io dica che sii manganato.
NANNI Dond’esci tu?
BECO De qua.
NANNI Deh! tu fa’l grosso,
Chi t’ha questo cotal cucito addosso?
BECO Al corpo al ciel, che tu debb’esser cieco?
Nol vedi tu?
NANNI No io.
NANNI Secci tu solo, o sei venuto teco?
BECO Son con color.
NANNI Con chi?
BECO Co’ mie’ pidocchi.
NANNI Oh! io ci son anch’io. Deh! dimmel, Beco,
Dimmelo che la rabbia te spannocchi,
Vuomel tu dir?
BECO Deh! non me tor la testa,
Dicotel io, son venuto alla festa.
NANNI Non maraviglia che tu ha’ calzoni,
E gli aghetti de seta, e’ nastri al tocco.
BECO Oh! tu mi tien di questi decimoni!
Io non son reo, bench’io te paia sciocco.
NANNI Oh! che so io? tu sei sempre a riddoni;
Io te veddi domenica al Marrocco,
Che tu parevi un maggio delle sei.
Deh! dimme ’l ver: togliestù poi colei?
BECO Chi?
BECO E quale?
NANNI Eh! ghiarghionaccio,
Tu fai ’l balordo, eh?
BECO No alle guagnele:
S’io te n’intendo, che te se secchi un braccio.
NANNI Oh bugiardon! quella de Ton de Chele,
Che stava quinavalle al poderaccio,
Che tu gli atasti a batacchiar le mele.
BECO Oh! tu me gratti, Nanni, aval la rogna:
Che vuoi tu far de cotesta carogna?
NANNI Ess’ella teco mai rappattumata
A poi che voi pigliasti il bofonchiello?
BECO Eimè, Nanni, ella s’è maritata.
NANNI A chi?
BECO A Mecarin de Ceppatello.
NANNI Diacin lo voglia!
BECO Ed enno una brigata,
Ed hagli intanto compero il guarnello,
E de far qualche mal son stato in bilico.
NANNI Oh! lagal’ir, non mi far più palore
Da poi che te n’è uscito addosso il grillo.
BECO Eh non far, Nanni: Ella me buca il cuore,
Ed hammel trapanato collo spillo,
Tal che me sento sgretolar d’amore,
Come fanno le vacche per l’assillo,
Che tu deresti, stu la guardi in viso,
Ch’ell’è derittamente un fiolariso.
NANNI Be’ si tu entri pur nel vitalbaio:
Lagal’ir, che ti caschin le cervella.
BECO Io ho di loro a sgherrettare un paio,
E cavar loro il ventre, e le budella,
Se fussin bene un mezzo centinaio:
Vedi ch’io porto sempre la coltella,
Ed ho’l petto, le rene, e un landone,
A poi che voglion meco far questione.
NANNI Deh! nò.
BECO Deh! sì.
NANNI Deh! non fare.
BECO Il frò, Nanni,
Per questa croce, ch’è pan benedetto.
BECO E che?
NANNI De’ tuoi magli anni.
Tu sai, se quel Mecruccio è maladetto.
BECO Oh! cotestui, s’io lo piglio pe’ panni,
Io lo vo’ arrendellare in sur un tetto.
NANNI E tu cacrai, se ti tarpa in tul mezzo,
Io vo’ morir se non ti manda al rezzo.
BECO Deh! tu m’hai forse quà per qualchè sgherro!
Io ho fatto a’ mie’ dì più di sei cose:
Io corsi un miglio l’altr’ier dietro a Cerro,
E dissi: astetta, astetta, e non rispose,
Perch’io portavo un cotalon de ferro,
Ch’aveva un po’ le punte rugginose;
Ed al mercato, odi cosa saccente,
Non ho paura, ed evvi tanta gente.
NANNI To livi! oh tu sei bravo!
BECO Alla pulita!
NANNI Be’ sì, tu frai lor dunque villania?
BECO Se s’ha mai, Nanni, a venire alle dita,
Le prime busse vo’ che sien le mia,
Alle guagnel, ch’io frò qualchè pazzia;
E se gli ammazzon me prima costoro
Io ammazzerò poi dodeci de loro.
NANNI Puollo far l’aria.
BECO Oh! be’ noi ce siam drento,
Tu non lo credi?
NANNI Io ’l credo.
BECO O che cicali?
Io ne vo’ saldamente addosso cento,
Tu te ne ridi tu, de’ principali.
Ma quando io fuggo, paio propio il vento,
Vedi ch’io porto sempre gli stivali:
E quand’io vo’ corre un, perchè non m’oda,
Io gli do sempre dove sta la coda.
NANNI Dove?
BECO Derieto.
NANNI Oh! così la’ntend’io:
Tu me par savio; a quel mo non ved’egli.
BECO Se me vedessi, non vi sarebbe il mio;
Io non son già de questi avventategli;
Io me’ngegno sottecchi, e d’imbolìo;
S’egli è zuccone, appiccarmi a capegli,
Ma sai tu quand’io ’l fo? quand’un mel tiene.
NANNI Tu sei valente, in fin: ma quei vicini?
BECO Oh! laghiam’ir, che son tutti pillacchere.
NANNI Che fai tu quà fra questi cettadini?
BECO Che credi all’oste un canestruol di zacchere,
E slanci un nugolon de gaveggini
Con la staffetta, pifferi, e le nacchere:
Gli è Nardo, e Menichello, e Scudiscione,
E Nencio, e Meo, e Drea, e Ghiandaione.
NANNI Oh to colà, che gente pricolose!
BECO E tu?
NANNI Ed io?
BECO E che ci fai che sbronzoli?
NANNI Ho trainato un asin pien di cose
De fichi, terracrepi, e pappastronzoli,
Per queste vie stranacce, e rovinose,
Ed all’ostessa anch’un de mia lattonzoli.
Ma a questa festa (muta un po’ mantello)
Hai tu veduto ancor nulla de bello?
BECO Io ho veduto un cotal lungo lungo,
Gli ha quinamonte in vetta a mo’d’un fungo,
Ch’è giallo, e verde, e pagonazzo, e rosso,
S’io te fussi in sul capo, io non v’aggiungo.
NANNI E tu avessi un campanile addosso.
Quando lo vedestu?
BECO Veddilo ieri,
Che diavol enn’ei Nanni?
NANNI Egli enno e ceri.
BECO Che viene a dire e ceri? enn’ei di cera.
NANNI No, mattacone.
BECO O de che?
NANNI De legname.
BECO Quest’ho io apparato pure izera.
Alle guagnel che gli enno un gran bestiame!
O se ne fussi a vendere alla fiera,
Noi fremo, Dio, che train de litame!
A ch’enn’ei buoni?
NANNI Enno buoni a guatare.
BECO O vamo Nanni?
BECO Oh Dio! s’io n’avess’uno, egli enno begli,
E me n’è intraversato il brulichìo.
NANNI Oh tu debb’esser grosso!
BECO Oh, sì de quegli,
E srebbe appuntamcnte il fatto mio.
NANNI Vanne, che sia impiccato tu ed egli.
Ma vedestù quell’altro lavorìo?
BECO Qual, Nanni? non già io: e dove stava?
NANNI A un capresto all’aria e dondolava.
BECO Potta del ciel! e qual?
NANNI Non odi quello.
BECO Dimmel, che Dio te sbruchi.
NANNI Oh, to tristizia!
Io te darò un colpo in tul cervello:
Dal Gonfalonier della giustizia,
Quinc’oltre dal palagio, oh gli era bello!
Mai vidi la più nuova masserizia.
BECO Ch’er’egli infine?
BECO Alle guagnel, che tu sei dispettoso;
Che te cost’egli a dirmi quel ch’egli era?
NANNI Che diavol ne so io, s’io nol conosco.
Gli era de carta, de legno, e de cera,
Ed aveva uno stil de quei dal bosco.
BECO Er’ei femmena o mastio?
NANNI Sì ch’egli era.
BECO Che?
NANNI Femmena.
BECO Oh che dato te sia’l tosco:
Non sapevi tu ir tanto codiandola?
NANNI E’ dicevon ch’ell’era la girandola.
BECO Pur lo dicesti, che te caschi il fiato.
NANNI Do’ tu me frai venir la sconciatura.
O Beco, tu saresti spiritato
Stu avessi veduto una fegura.
BECO E che fegura?
Egli era brutto come una paura.
BECO E1 che faceva?
NANNI Ve’: ma’l più bel giuoco,
E’ se trillava, e saettava fuoco.
BECO E de che fuoco fu?
NANNI De quel che cuoce.
BECO Potta del ciel! e con che?
NANNI Colle mani.
BECO Er’ei de’que’ che fuggon dalla croce?
NANNI Egli era, te so dir, de que’ marchiani;
D’aspettarlo sai dove? in sur un noce.
BECO Eravi gente?
NANNI Un miglia’ de cristiani.
BECO Oh! s’io ve fussi stato!
NANNI E poi che srebbe?
Tu sresti aval nel letto con la frebbe.
NANNI Vanne che sresti uscito del cervello.
BECO E’ non è uom per tutti esti paesi
Che vadi, come me, senza mantello.
Or giugne MECHERINO e dice
MECHERINO Ve’, che ti codiai tanto che t’intesi,
Brutto, impiccato, ghiotto, ammorbatello,
Ladroncelluzzo, viso de morìa:
Che ciarli tu della Catrina mia?
BECO Al corpo a dieci, che gli è Mecarino!
Come frò io a vale?
NANNI Oh! fa con mano:
Raccomandati a Cristo, e a san Donnino,
Ch’io per me la vo’ dar quinc’entro al piano.
BECO Deh! Nanni, stenta ancora un michinino,
Ch’e’ non me mandi in qualche buco strano.
Ve’ tu, ch’egli ha ’l pugnale, e la sguerruccia,
E vien bollendo come una bertuccia.
MECHERINO S’io te rigiungo ragazzaccio stiavo,
Io ti concrò, che tu non srai più buono,
E che non se’ smillanta, e fassi bravo,
Appuntamente quand’io non ce sono.
Se tu t’accosti io te darò ’l perdono.
MECHERINO Io’l vo’ veder.
BECO Vien oltre, abbiti quella.
MECHERINO Io non vo’ fare a dar nella scarsella.
BECO Oh, te dia ’l cancro.
MECHERINO Oh, tu me stracci e panni.
BECO Damme più, damme più.
MECHERINO Or te drò io.
BECO Deh! viemmi atare un po’, se tu vuoi Nanni;
Ch’io sono avvolto in t’un gran pricolìo.
MECHERINO Non t’accostar in quà pe’ tua magli anni.
NANNI Vuol tu però ammazzare?
MECHERINO In fè de Dio,
Se tu t’accosti, e sai ch’io me ne scrupo,
E’ ti parrà d’aver gridato al lupo.
NANNI Vuo’ tu meco cristione?
Ve’, Nanni, libramente, ch’io tè drò.
NANNI Questa sia l’arra, o sta a tua posta su.
MECHERINO Ohi, Ohi.
BECO Oh, te dia san Niccolò.
NANNI Cacciatel sotto.
MECHERINO Non me date più.
NANNI Lagga star Beco.
MECHERINO Io non lo laggherò.
NANNI Tu ne toccrai.
MECHERINO Lagga ch’io me riabbia.
BECO Oh, te venga ’l gavocciolo, e la rabbia.
MECHERINO Tu hai’l torto, Giovanni.
NANNI Io l’ho deritto.
Dagli pur Beco.
BECO Io gli ho reciso il naso.
BECO Oh te dia san Davitto:
Ve’ che ci strai: tu ci sei pur rimaso!
MECHERINO In fè de Dio, che s’io mi levo ritto
Io te farò pentir de questo caso.
NANNI E tu cacrai.
MECHERINO Io non vo’ far con dua:
Che vuò tu dir?
NANNI Che la Catrina è sua.
MECHERINO Ell’è mia.
BECO Ell’è mia.
NANNI Dagli pur Beco.
BECO Io lo trafiggo.
NANNI Oh! così, dagli forte.
MECHERINO Guardami gli occhi, ch’io non resti cieco.
BECO O gaglioffaccio, te venga la morte.
MECHERINO Buon giochi, Nanni.....
GIANNONE O venitene meco.
NANNI Ed ove?
GIANNONE Presto al Potestà, alla Corte
E tutt’a tre balzerete in pregione.
NANNI Avviat’oltre innanzo un pò, Giannone.
GIANNONE Innanzi vi vo io, brutta gentaccia;
Che sempre s’ha sentir qualche pazzìa.
BECO Tu m’hai rotto le spalle.
MECHERINO E tu le braccia.
BECO Or dirai tu, che la Catrina è mia?
MECHERINO Tu vai caiendo.
BECO E che? diavol lo faccia.
MECHERINO Tu ne vuoi anche.
BECO El mal che Dio te dia.
GIANNONE State cheti in malor gentaccia grossa,
Che ve venga il gavocciol intru l’ossa.
GIANNONE Dio ve dia ’l giorno, ser lo Podestà.
Egli è qua Nanni, Beco, e Mecherino
Ch’hanno fatto rombazzo. Andate là.
PODESTÀ Che quistion è la lor? fia stato ’l vino:
Ed io gli accorderò. Venite quà.
MECHERINO Io non intendo codesto latino.
Dite in volgare, ch’io ho un po’ ’l cervel grosso.
PODESTÀ Vi vo’ far far la pace oggi s’io posso.
NANNI Beco, va oltre, e di’ la tua ragione.
MECHERINO Nò: laga dire a me; che son prim’io.
BECO E tu debbi voler rifar cristione:
E che sì, ch’io te mando al solatio?
MECHERINO E io dirò.
BECO Tu non dirai, ghiarghione.
MECHERINO E perchè conto?
BECO Perchè vuole Dio.
MECHERINO Ben lo vedrò.
Te ne drò una.
MECHERINO E ove?
BECO Sì de dreto.
PODESTÀ Orsù che la sarebbe una seccaggine,
Di’ su Becuccio.
BECO Oh, Dio ve faccia sano.
Noi siamo innanzi alla magnificaggine
Di ser lo Podestà di San Casciano:
E ringraziata sia la dappocaggine,
Egli è per darci ciò che noi vogliamo.
MECHERINO Tu sei un tristo.
BECO Deh! lasciami dire,
Ch’al sangue, all’aria te lo farò ratire.
Io son Beco.
MECHERINO De chi?
BECO Tu me to ’l capo:
Sta cheto, dico.
MECHERINO Ed io vo’ favellare.
BECO Io son Beco de Meo, de Ton, de Lapo.
BECO De Biagozzo, de Drea de’ quei dal Rapo.
MECHERINO To’, s’egli ha cominciato a cicalare!
BECO Ed abbiam tolto dua poderi unguanno:
Siam tutti ricchi, ed abbiam del gran d’anno.
MECHERINO Come me fa sudar questa giostizia!
Lagatel dir, che se muoion de fame.
BECO Noi raccogliam pur quando gli è dovizia,
E ’nfin nel letto ci troviam lo strame,
Ed ognuno è fornito a masserizia.
PODESTÀ Quanti siate voi in casa?
MECHERINO Un brulicame.
PODESTÀ Avete voi la casa? sta un po’ cheto.
BECO La casa, e ’l forno, e ’l sambuco derieto,
E non è valicato incor dua mesi,
Che Mecherin quì tolse la Catrina,
E vuolla com’un fante per le spesi,
Oltr’alla dota, quella ciaccherina:
Io non posso patir che me l’addesi,
Perchè la gli è troppo bianca farina,
Paffuta, tonda, grassa, e sofficcioccia,
Costui ha denti da mangiar le ghiande,
E ’n quattro volte e’ l’arà sfanfanata;
Ed io d’allotta in quà ch’io ero grande;
L’ho infino a questo punto gaveggiata
Prima ch’io me mettessi le mutande,
Pensate s’ell’è mia questa gambata.
E ’l ser m’ha detto, Beco, ella te vuole,
Ed hanne trascinato le parole.
PODESTÀ È ei così?
BECO Per queste die guagnele,
Che Ton suo padre me l’avea promessa.
MECHERINO E qual Ton bugiardaccio?
BECO Ton de Chele.
Parti, ch’io sappia dirti s’ell’è dessa?
Ella diceva ben; Beco crudele,
Quand’io guardavo le bestie con essa,
L’anel se tu mel metti un tratto in dito,
Annogni modo io te vo’ marito.
MECHERINO E tu t’avvolli, Beco, ch’ella è mia,
E per men un denaio non te la drei.
BECO Be’ se tu hai codesta fantasia,
Andiamo un poco a domandarne lei.
MECHERINO Codesto tempo srè gittato via;
Va cerca tua ventura, io son in tenuta.
BECO Tu vai caiendo ancor, ch’ella te puta.
MECHERINO E che me puoi tu far?
BECO Tu lo vedrai:
Io son veduto al Podestà, però.
PODESTÀ Io per me nol saprei giudicar mai.
L’anello hagliel tu dato?
MECHERINO Messer nò.
PODESTÀ O Beco, aspetta, che tu te n’andrai
Forse contento.
MECHERINO A mentre ch’io ce strò,
Io so che si potrà devincolare,
Un tratto il mio no glie vo’io lagare.
BECO E’ m’è venuto il più bello appipito
Di darti, te so dire, un rugiolone.
MECHERINO Fa conto, ch’io mi srei tagliato il dito,
Tu vai caiendo d’andarne al cassone.
PODESTÀ Fate ch’un zitto non si sia sentito;
Ch’io intendo cavarvi di quistione.
Conosci tu questa Catrina, Nanni?
Ell’è, vedete, una camarlingona,
Dassai gagliarda, ardita, e recipiente,
La pare un assiuolo in su la nona,
Ed ha dinanzi appunto meno un dente,
E delle dua lucerne una n’ha buona,
L’altra se potre’ metter tra le spente,
Tarchiata, stietta, soda, e vendereccia.
PODESTÀ Dove sta ella a casa?
NANNI In vacchereccia.
PODESTÀ Va’ mettegli una boce.
NANNI A iù, Catrina.
La CATRINA di lontano risponde.
CATRINA Che diavol hai?
NANNI Stravalica il fossato.
CATRINA Ho io a venir ritta alla collina?
NANNI Attraversa il ciglion dall’altro lato,
Che noi veggiam codesta tua bocchina,
Che pare un maluscristo inzuccherato.
PODESTÀ Hagliel tu messo?
Guardat’un po’ se questa cosa quadra.
PODESTÀ Vien quà, Catrina.
CATRINA Dio ve dia il buon dì,
Che ciegli a dir? voi m’avete scioprata.
PODESTÀ Noi t’abbiam oggi fatta venir qui,
Che tu risponda, stù sei domandata.
CATRINA Io rispondrò io.
PODESTÀ Tu vedi costì
Mechero, a chi tu eri maritata:
Or tu hai a dire in coscienza tua,
Chi tu vorresti più di questi dua.
CATRINA De’ quali? Oh, voi me frete vergognare:
Guarda se m’hanno mandat’oggi a spasso!
PODESTÀ Di’ pure il tuo parer, non dubitare,
Che non ti parrà aver perduto passo.
Accostat’oltre: di’ quel che ti pare:
Guardagli in viso.
CATRINA E io glie guardo basso,
Dicol’io presto, e quel ch’io dico m’abbia.
PODESTÀ Sì.
MECHERINO Oh, datti aval la rabbia.
BECO E a te l’acetone; dissitel io?
Oh! Dio te faccia Catrina de bene.
MECHERINO Io voglio andare a fare il rovenìo
Al parentorio, e a chiunche t’attiene.
BECO S’io posso risaperne un brulichío,
Io ti farò duo pezzi delle stiene.
MECHERINO Vien qua Catrina
De farmi questo?
CATRINA Perchè m’è piaciuto.
Non vedi tu come Beco è biancoso,
E grande, e grosso, e alto, e rilevato?
E tu sei brutto, arabico, e sdegnoso,
Affamatello, e sparuto, e sdentato?
NANNI Or vanne, Mecherin, fatto al ritroso,
E contraffa’ colui che ha perso ’l piato.
BECO Ser lo Vicario, andiamo intanto a bere
Per l’allegrezza.
PODESTÀ E’ mi parre’ dovere.