La Biennale di Dakar/Il contesto senegalese della Biennale di Dakar
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La Biennale di Dakar è un evento senegalese: nasce dalla volontà governativa, si allaccia alla tradizionale attenzione del paese verso le arti, è curato da artisti, intellettuali ed amministratori senegalesi e durante la settimana di apertura vede la partecipazione attiva di tutta la comunità culturale della città.
La volontà del governo senegalese di sostenere l’evento è il segreto e la garanzia della longevità di Dak’Art e la condizione indispensabile per la nascita e lo sviluppo di un mercato africano dell’arte; la Biennale è infatti il frutto di una precisa politica culturale volta a dare un’immagine positiva del paese all’estero, a rinforzare i legami con le nazioni dell’Africa e a promuovere l’economia del paese e del continente. Il presidente Diouf e Wade espressero esplicitamente durante i loro discorsi d’inaugurazione della Biennale di Dakar il loro pieno appoggio alla manifestazione definita una priorità per il governo senegalese1.
La Biennale di Dakar si pose fin dal principio sulla scia aperta dal Festival Mondial des Arts Nègres, un evento divenuto leggendario e organizzato dal primo presidente del Senegal Léopold Sédar Senghor nel 1966: il festival aveva mostrato al mondo la ricchezza e la vivacità del passato e del presente africano; allo stesso modo la Biennale volle diventare un punto di riferimento per le arti visive nel continente. Lo stesso Senghor aveva poi posto le basi per lo sviluppo delle arti in Senegal creando istituzioni e strutture artistiche, e diffondendo le sue linee guida. Tutt’oggi l’ideologia di Senghor influenza il dibattito critico sull’arte e l’estetica dell’Africa. Durante la Biennale, il mondo artistico di Dakar si anima. Artisti, critici, curatori, galleristi, organizzatori, studenti, insegnanti e giornalisti sono attivamente coinvolti nell’evento ed un intensissimo programma di eventi paralleli permette a tutti di mostrare le loro opere. Allo stesso tempo, grazie alla Biennale sono nate e continuano a nascere gallerie, istituzioni, organizzazioni e progetti di cooperazione internazionale.
La Biennale di Dakar è dunque una creazione senegalese e per questo è importante comprendere il contesto nel quale nacque e si sviluppò.
L’epoca della presidenza Senghor
Léopold Sédar Senghor divenne presidente nel 1960 e pose la cultura come fondamento della sua politica2. Per Senghor lo sviluppo dell’Africa era inscindibile dalla valorizzazione della arti africane; queste infatti potevano sostenere la nascita di un forte sentimento nazionale e panafricano, potevano permettere di esportare un’immagine positiva della ricchezza del continente e mostrare al mondo come l’Africa non fosse stata solo influenzata dall’Europa, ma l’avesse influenzata3.
La politica culturale di Senghor fu dunque volta a dare una posizione di primo piano alla cultura e a creare un arte “autenticamente africana”, definita da vere e proprie direttive ufficiali4; quest’arte fu strettamente legata al movimento della Négritude. Il termine Négritude fu coniato da Aimé Césaire e diede il nome ad un movimento degli anni Trenta che rivendicava a Parigi l’affermazione e la difesa delle civiltà e della ricchezza del popolo negro; Senghor utilizzò questo termine arricchendolo con la sua visione personale. Da un lato infatti il presidente promosse l’individuazione di caratteristiche tipiche dalla razza negra (ad esempio il senso del ritmo e l’esaltazione del sentimento) e dall’altro incoraggiò l’apertura verso il moderno e l’Occidente (ad esempio lo studio della storia dell’arte europea e l’apprendimento di tecniche artistiche non originariamente africane): quindi da un lato sostenne la riscoperta delle tradizioni e dall’altro l’assimilazione5. In particolare Senghor promosse la cooperazione con la Francia, ed i principi della Négritude divennero le linee guida non solo delle arti, ma anche delle sue scelte politiche. Secondo il presidente, il Senegal doveva partecipare alla vita culturale dell’Occidente e persuadere l’Occidente a partecipare alla vita culturale del Senegal e di tutta l’Africa, dimostrando che il mondo negro aveva contribuito alla civilizzazione universale. Nonostante il budget destinato specificatamente alla cultura non fu mai particolarmente elevato6, negli anni Sessanta e Settanta furono create nuove strutture amministrative7, furono allestite numerose esposizioni8, furono costruite infrastrutture9 e furono fondate istituzioni10, scuole11, musei12; Léopold Sédar Senghor inoltre non mancò mai nei suoi discorsi di ricordare l’importanza della cultura, associando la sua immagine a quella di protettore delle arti13. Il presidente sostenne gli artisti in linea con il suo pensiero con finanziamenti pubblici, con l’acquisto di opere e con esposizioni nazionali ed internazionali: questi artisti sono conosciuti sotto il nome di Ecole de Dakar. Le esposizioni internazionali (dal 1974 al 1985), la scuola d’arte (soprattutto grazie al dipartimento di Recherches Plastiques Nègres14) ed il prestigioso Museo Dynamique15 ebbero poi un ruolo centrale nella diffusione del pensiero di Senghor. Con la sua politica culturale, Léopold Sédar Senghor inventò un’arte nazionale16.
Se da un lato le strategie del presidente permisero lo sviluppo delle arti in Senegal, dall’altro il suo ruolo centrale nel determinare le caratteristiche dell’arte negra limitò le libertà formali ed ideologiche degli artisti17. Gli artisti erano infatti valutati e sostenuti in base alla loro aderenza ai principi del presidente e della Négritude, non in base alla loro originalità o alla qualità delle loro opere. L’arte dell’Ecole de Dakar – con l’eccezione di alcuni protagonisti particolarmente creativi – divenne col tempo sempre più ripetitiva e sempre più sterile, cadendo nel decorativismo. La priorità di sostenere ed incoraggiare la creazione di un’arte contemporanea “africana” – legata ad un’identità fedele all’ambiente culturale e alle tradizioni locali – produsse vivaci dibattiti in particolare durante il Festival des Arts Nègres del 1966. Le stesse discussioni proseguirono nel contesto della Biennale di Dakar, mitizzando la figura del presidente-poeta e trasformando la sua presidenza in un modello amato ed allo stesso tempo tenacemente criticato18.
Négritude e L’Ecole de Dakar
Le direttive ufficiali del presidente Senghor sono il quadro di riferimento della produzione dell’Ecole de Dakar. Per valorizzare la razza negra e promuovere la rinascita culturale del continente, gli artisti furono incoraggiati a produrre “autentica arte africana”, seguendo i “valori africani” legati all’intuizione, all’emozione, al ritmo e alla forza vitale. Gli artisti produssero così opere soprattutto pittoriche di grandi dimensioni in uno stile astratto o semi-astratto: all’interno delle loro immagini si mescolano elementi tradizionali (come maschere ed oggetti artigianali), nostalgia del passato, storie di folclore, miti, spiriti, ma anche scene urbane e paesaggi19.
Lo stile degli artisti dell’Ecole de Dakar non è omogeneo: si passa dalle opere figurative fortemente influenzate dalla pittura francese ma con soggetti africani di Iba Ndiaye, allo stile semi-astratto di Papa Ibra Tall legato all’opera di Picasso e ricco di ritmo e simboli (lo stile di Papa Ibra Tall – più che quello di Iba Ndiaye – sarà particolarmente imitato dagli artisti dell’Ecole de Dakar). Anche la qualità delle opere è estremamente varia, con protagonisti originali ed innovativi ed altri che cadono nel banale decorativismo. L’elemento comune a tutte le opere è comunque la totale mancanza di riflessione sociale e la ricerca delle tradizioni africane. Gli artisti non osservano e non giudicano il loro presente, ma esplorano e creano un passato che vogliono “autentico”, in armonia con le linee guida del presidente Senghor. In realtà però le tradizioni inserite nelle loro opere sono una creazione artificiosa, simboli ed elementi decorativi che dimenticano il passato coloniale, che esaltano la purezza della razza non contaminata dagli scambi culturali e che mitizzano una spontaneità ed un senso del sacro lontanissimo dal presente.
Gli artisti dell’Ecole de Dakar rappresentano la politica culturale senegalese degli anni Sessanta ed il pensiero del presidente Senghor; essi beneficiarono di aiuti importanti da parte del governo e godettero di un riconoscimento internazionale20; le loro opere furono acquistate dallo Stato per essere offerte in regalo ad ospiti ed istituzioni straniere, furono utilizzate per arredare uffici pubblici ed ambasciate, furono esposte in Tendances et Confrontations, les Arts Contemporains durante il Festival des Arts Négres del 1966, parteciparono alle esposizioni itineranti e furono ancora presenti durante la Biennale di Dakar, in particolare nelle prime edizioni e nelle esposizioni parallele. Nel 1996 molti degli artisti dell’Ecole de Dakar parteciparono all’Esposizione d’Arte Contemporanea Senegalese e nel 1998 fu organizzata una mostra dedicata al gruppo dalla galleria Yassine.
Tra i componenti dell’Ecole de Dakar si possono ricordare21 Amadou Ba (1945)22, Seydou Barry (1943)23, Boubacar Coulibaly (Couloubaly, 1944-1984), Alfa Woualid Diallo (1927)24, Boubacar Diallo, Ansoumana Diedhiou (1949), Bacary Dieme (1947), Bocar Pathé Diong (1946)25, Cheikh Diop, M’Baye Diop (1951)26, Daouda Diouck (1951), Ibou Diouf (1953), Théodore Diouf (1949), Mor Faye (1947-1985), Ousmane Faye (1940), Boubacar Goudialy (1946), Khalipha Gueye (Serigne M’Baye Gueye, 1945), Madema Gueye, Souleymane Keita (1947)27, Ousseynou Ly, Mohamadou Mbaye (1945), El Hadj M’Boup (1950)28, Abdoulaye Ndiaye (1936), Djibril N’Diaye (1945)29, Iba N’Diaye (1928, Senegal/Francia)30, Amadou Niang (1961)31, Maodo Niang (1949)32, Modou Niang, Amadou Seck (1950)33, Diatta Seck, Philippe Sène (1949), Amadou Seydou, Younousse Seye (1940)34, Papa Sidy Diop, Amadou Sow (1951)35, Papa Ibra Tall (1935), Chérif Thiam (1951), Boubacar Sadikh Traoré (Sadikh, 1956) e Ousmane Wade, Amadou Wade Sarr.
L’insegnamento dell’arte in Senegal
Il Festival Mondial des Arts Nègres
Gli artisti indipendenti e le tecniche tradizionali
L’epoca della presidenza Diouf
Le gallerie private, le associazioni e le istituzioni
Gli artisti
L’epoca della presidenza Wade
Note
- ↑ Nel 1992 la prima edizione della Biennale cadde non a caso prima delle elezioni politiche ed il presidente Diouf fu subito accusato di promuovere la manifestazione culturale soltanto come strumento della campagna elettorale e per accattivarsi i senegalesi che da anni gli rimproveravano il suo totale disinteresse verso la cultura (Octavio Zaya, On Dak’Art 92 in “Atlantica” 1993, n. 5, p. 128 e Clementine Deliss, The Dakar Biennale ’92: Where Internationalism Falls Apart in “Third Text” 1993, n. 23, p. 140); durante l’inaugurazione di Dak’Art 2000, il neoeletto presidente Wade mostrò l’interesse dello Stato nel continuare a sostenere la Biennale (discorso di inaugurazione del presidente Wade, Dakar, 10/05/2000).
- ↑ Léopold Sédar Senghor (1906-2001), presidente del Senegal per il partito Unione Progressista Senegalese (UPS). Poeta e “intellettuale pubblico” – come lo definisce Sidney Littlefield Kasfir (Contemporary African Art, London, Thames & Hudson Ltd, 1999, p. 168).
- ↑ Il collegamento tra l’arte africana e l’arte del Novecento europeo (nelle opere di artisti come Picasso, Matisse, Modigliani, Brancusi…) è ribadito nei testi di catalogo del Festival Mondial des Arts Nègres del 1966 e delle esposizioni itineranti organizzate tra il 1974 e il 1982 (Art sénégalais d’audjourd’hui, Paris, 26/04-24/06/1974).
- ↑ Jutta Ströter-Bender, Zeitgenössische Kunst der “Dritten Welt”, Cologne, DuMont Buchverlag GmbH & Co, 1991, ed. francese p. 116.
- ↑ Tracy Snipe, Arts and Politics in Senegal 1960-1996, Asmara-Trenton, Africa World Press, 1998, p. 44.
- ↑ Più del 25% del budget nazionale fu destinato alla cultura e all’educazione, ma – secondo Tracy D. Snipe – soltanto l’1% fu specificatamente destinato alla cultura (Tracy D. Snipe, Arts and Politics in Senegal 1960-1996…, p. 58).
- ↑ Il Servizio degli Archivi Culturali ed il Centro di Studi delle Civilizzazioni fondati nel 1967 (soppressi nel 1990), la legge del 1% per la decorazione degli edifici pubblici nel 1968, l’Ufficio dei Diritti d’Autore nel 1972 e 1973, il Commissariato per le Esposizioni d’Arte nel 1977 (soppresso nel 1990), il fondo d’assistenza per gli artisti e per lo sviluppo della cultura nel 1978 e le borse di studio. Abdou Sylla, Arts Plastiques et Etat au Sénégal: Trente Cinq Ans de Mécénat au Sénégal, Dakar, IFAN-Ch.A.Diop, 1998.
- ↑ Il Festival des Arts Nègres nel 1966, le esposizioni itineranti iniziate nel 1974, le esposizioni di grandi artisti occidentali in Senegal (tra le quali la mostra di Picasso del 1972) e le esposizioni di artisti senegalesi. Ibidem.
- ↑ Il Teatro Nazionale Daniel Sorano nel 1965, il Museo Dynamique nel 1966 e la Cité des Artistes Plasticiens a Colorane nel 1979. Ibidem.
- ↑ Le Manufactures Sénégalaises des Arts Décoratifs (MSAD) nel 1964 (trasferite a Thiés e trasformate nel 1966 nella Manufacture Nationale de Tapisserie), la casa editrice Nouvelles Editions Africaines (NEA) nel 1972 (creata in cooperazione con la Costa d’Avorio e il Togo), l’Istituto Islamico di Dakar nel 1974, la Fondazione Léopold Sédar Senghor nel 1974 (nel 1994 ha soppresso le sue attività) ed i Centri Culturali Regionali (tra i quali il Centro Culturale Blaise Senghor di Dakar). Ibidem.
- ↑ L’Ecole des Arts du Sénégal nel 1961 e l’Université des Mutants de Gorée per il dialogo tra culture nel 1979. Ibidem.
- ↑ Il Museo Dynamique nel 1966 ed il Museo Regionale di Thiès nel 1975. Il Museo Etnografico (detto anche Museo dell’IFAN) era già stato creato nel 1938, annesso all’Università Cheikh Anta Diop e all’Istituto Fondamentale dell’Africa Nera Cheikh Anta Diop (IFAN-Ch.A.Diop). Ibidem.
- ↑ Intervista a Mamadou Fall Dabo, Dakar, 01/05/2000.
- ↑ Cfr paragrafo L’insegnamento dell’arte in Senegal.
- ↑ Il Museo Dynamique – creato in occasione del Festival Mondial des Arts Nègres del 1966 – ospitò tra l’altro esposizioni di Picasso, Leonardo da Vinci, Kandinsky, Mirò, Chagall e dal 1973 fu la sede del Salone degli Artisti Senegalesi. Il Museo fu affidato ala Scuola Internazionale di Danza Mudra-Afrique dal 1977 al 1984 e fu poi chiuso dal presidente Diouf nel 1988 e trasformato nel Palazzo di Giustizia di Dakar. Ancora oggi prosegue il dibattito sulla costruzione di un nuovo museo d’arte nella città.
- ↑ “L’invenzione di un’arte nazionale” è il titolo del capitolo sul Senegal del testo di Sidney Littlefield Kasfir (Contemporary African Art…, ed. francese p. 168).
- ↑ Jutta Ströter-Bender, Zeitgenössische Kunst der “Dritten Welt“..., ed. francese p. 116.
- ↑ L’opera di Léopold Sédar Senghor viene ricordata ad ogni edizione della Biennale di Dakar, durante i discorsi d’inaugurazione e durante i dibattiti e le conferenze.
- ↑ Jutta Ströter-Bender, Zeitgenössische Kunst der “Dritten Welt“..., ed. francese p. 114.
- ↑ Sidney Littlefield Kasfir, Contemporary African Art..., ed. francese p. 168.
- ↑ L’elenco è composto dagli artisti che parteciparono al Festival Mondial des Arts Nègres del 1966 e alle esposizioni itineranti a cominciare da quella di Parigi del 1974 (Art sénégalais d’audjourd’hui, Paris, 26/04-24/06/1974). Altre fonti sono il testo di Sidney Littlefield Kasfir (Contemporary African Art…, ed. francese pp. 168-176) e quello di Pierre Gaudibert (L’Art africain contemporain, Paris, Editions des Cercles d’art, 1991, pp. 58-59).
- ↑ Biennale di Dakar del 1992.
- ↑ Dak’Art 1996, Esposizione d’arte contemporanea senegalese.
- ↑ Biennale di Dakar del 1992.
- ↑ Dak’Art 1996, Esposizione d’arte contemporanea senegalese.
- ↑ Dak’Art 1996, Esposizione d’arte contemporanea senegalese.
- ↑ Biennale di Dakar del 1992.
- ↑ Dak’Art 1996, Esposizione d’arte contemporanea senegalese.
- ↑ Biennale di Dakar del 1992, Dak’Art 1996 Esposizione d’arte contemporanea senegalese e Dak’Art 2002.
- ↑ Invitato d’onore alla Biennale del 1992.
- ↑ Dak’Art 2000 Salone del Design e della Creatività Tessile.
- ↑ Biennale di Dakar del 1992.
- ↑ Dak’Art 1996, Esposizione d’arte contemporanea senegalese.
- ↑ Dak’Art 1996, Esposizione d’arte contemporanea senegalese.
- ↑ Biennale di Dakar del 1992 e Dak’Art 1996.