L'uscio stridulo apersi, e de la soglia
Questo testo è stato riletto e controllato. |
◄ | Filli, ai baci m'inviti e giá mi stendi | Pur dopo mille pianti e mille preghi | ► |
Questo testo fa parte della raccolta Poesie varie (Marino)/I sonetti amorosi
xxix
accidente notturno
L’uscio stridulo apersi, e de la soglia
fier custode latrante il piè mi morse;
vigilavan le serve, e ’ntanto sorse
chiara la luna in ciel piú che mai soglia.
Velata Lilla mia di bianca spoglia,
le braccia al collo tacita mi porse;
ma la famiglia garrula vi corse,
ed io gelai qual gel, tremai qual foglia.
Io non so dir se da la luce, accolta
nel doppio Sol de’ dolci lumi sui,
fu lor la vista abbarbagliata e tolta.
Coprimmi Amor con l’ali, o forse fui
cinto da nebbia di sospir sí folta,
che ’nvisibil divenni agli occhi altrui.