L'udienza prubbica

Giuseppe Gioachino Belli

1846 Indice:Sonetti romaneschi V.djvu sonetti letteratura L'udienza prubbica Intestazione 8 marzo 2025 75% Da definire

Er Papa pascioccone Er càmmio de nome
Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1846

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L’UDIENZA PRUBBICA.1

     Ma ttu vvacce, Matteo, fa’ a mmodo mio,
Tu vva’ a l’udienza e nnun avé ppaura.
Nun je vedi a la sola incornatura2
Si cche rrazza de core ha Ppapa Pio?

     Io so cche ggiuveddì cche cciaggnéd’3io
Me parze, nun te fo ccaricatura,
De trovàmme davanti a ’na cratura,
E nno ar prim’omo che vviè ddoppo Iddio.

     Te penzi che llui ssi st’antra canajja,
Ch’ar parlacce te zzompeno4 a la vita,
E tte fanno tremà ccom’una pajja?

     Vacce, e nun dubbità cche tte strapazzi;5
Anzi èsse6 scèrto ch’a udienza finita,
Si tt’ha ddetto de no, ttu l’aringrazzi.

28 ottobre 1846.

Note

  1. Tra tante altre colpe, a Gregorio XVI s’era accerbamente rimproverato, da uomini anche moderatissimi come il D’Azeglio, il fatto che egli non desse mai udienza pubblica, e non ricevesse se non a gran stento e chi aveva prima pro- messo che non gli parlerebbe d’affari. (Cfr. il sonetto: L’udienze ecc., 13 mar. 34.) Pio IX, dunque, volle dar torto anche in questo al suo predecessore, e sulla fine di luglio 1846 “incominciò a dare udienze pubbliche, senza alcuna formalità, a chiunque si presentasse in un determinato giorno. Le tenne nel giardino del Quirinale, e destinò un giorno per i maschi e l’altro per le femmine. Ciò gli accrebbe immensamente l’entusiasmo del basso popolo.„ (Coppi, Annali cit., tom. IX, pag. 48.) Ma quel senza alcuna formalità mostra l’inesperienza sua e la malizia de’ Gregoriani, che egli, per fortuna d’Italia, conservò tutti in Corte al loro posto, eccettuato Gaetanino. “Dopo alcune udienze, divenne tale e tanta l’indiscrezione e l’importunità, specialmente delle femmine, che dovette desistere da un atto così popolare.„ (Id., ibid.) Aveva dunque ragione la buon’anima di Gregorio!]
  2. [Espressione del volto.]
  3. [Ci andai.]
  4. [Ti saltano.]
  5. [Questo verbo, in romanesco, ha spesso, come qui, un signifìcato più mite del comune. Via, nun me strapazzi, dirà, per esempio, un bottegaio a chi voglia pagargli un oggetto meno di quel che ne chiede lui.]
  6. Èsse, èssi: sii.