L'istinto nel regno animale/Premessa

Premessa

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L'istinto nel regno animale I


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L’ISTINTO NEL REGNO ANIMALE


Signori,

Vi parlerò questa sera dell’istinto nel regno animale, di un argomento che ha occupato lungamente ed occupa tuttora la mente dei naturalisti. Non ostante le molte cognizioni conquistate negli ultimi anni decorsi intorno alla vita degli animali, molti quesiti, concernenti l’istinto, restarono insoluti. E se taluno domandasse, che cosa sia l’istinto, e ne cercasse la risposta presso i varii zoologi, udirebbe forse tante idee diverse, quanti sono gli interpellati. Ciò basti per far [p. 4 modifica]comprendere che il mio tema è ancor avvolto nelle tenebre, la qual cosa, io spero, giustificherà la riserva, con cui parlerò di certi fenomeni, e farà forse largamente apprezzare quella debole luce, che gli studi degli ultimi decenni hanno potuto spargere sulla questione di cui ci occupiamo.

Non entrerò qui, in sull’esordire, in riflessioni generali; queste debbono essere il frutto delle osservazioni speciali, a cui desidero sia rivolta tutta la nostra attenzione. Tuttavia non posso passar oltre, senza esporre le condizioni che deve offrire un’azione, perchè sia detta istintiva.

È certo, che tutti i fenomeni, che in noi o negli animali si compiono, indipendentemente dalla nostra volontà e senza consapevolezza, non sono istintivi. Nessuno vorrà attribuire all’istinto i movimenti respiratorii, la palpitazione del cuore, la secrezione del sudore, oppure, nelle lumache, la formazione del guscio calcareo. Occorre dunque che un animale voglia eseguire una data cosa, e sia conscio di eseguirla, perchè si possa parlare [p. 5 modifica] di istinto. Naturalmente l’animale non conoscerà sempre i motivi e l’ultimo scopo della sua azione istintiva, i quali spesso sono sconosciuti a ben più elevate intelligenze e risiedono in quei principii generali, che regolano la vita degli organismi.

Non chiameremo inoltre istintiva nemmeno quell’azione, che l’animale può eseguire od ommettere, oppure che eseguisce ora in un modo ed ora in altro modo. L’istinto richiede la necessità e l’uniformità dell’azione. Ed in fatto, per citare un esempio, l’ape fabbrica sempre ed in ogni luogo le sue cellule, e queste sono costantemente di forma esagona.

Se manca la prima delle suddette due condizioni, il fenomeno non è che una manifestazione della vita così detta vegetativa; se manca la seconda, l’azione dipende dall’intelligenza, ed è istintiva solo nel caso, in cui possano riscontrarsi amendue le condizioni accennate.

Non devesi però dimenticare, che in natura le azioni sono complesse, e che [p. 6 modifica] spesso riesce impresa assai difficile il separare quanto in esse havvi di istintivo, da ciò che dipende dalla intelligenza; imperocchè questa si sovrapponga frequentemente ad una base istintiva e complichi così il risultato sino a renderlo oscuro a’ nostri occhi.

Comunque si pensi, io sono ugualmente lontano dai due partiti estremi, tra cui l’uno riunisce in un unico concetto i movimenti della vita vegetativa e l’istinto, mentre l’altro attribuisce ogni azione animale all’intelligenza. La secrezione della conchiglia nei molluschi, la costruzione delle cellule per parte dell’ape, l’assalto che dà il tigre ad un antilope, sono tre esempi tipici di fenomeni assai diversi.

Distinguo gli istinti secondo lo scopo cui servono, ed incomincio con quelli che sono destinati a fornire all’animale il necessario nutrimento.