Giuseppe Gioachino Belli

1832 Indice:Sonetti romaneschi II.djvu sonetti letteratura L'immasciatore Intestazione 26 settembre 2024 75% Da definire

L'esame der Zignore Er paradiso
Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1832

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L’IMMASCIATORE.1

     Ne le carrozze che mmo avémo trovo
Co’ llacchè avanti e sservitori appresso,
C’è er Ministro der Re ch’è annato ar covo2
De cuer paese ch’hanno fatto adesso.3

     Disce4 che jj’abbi detto er Re a un dipresso:
“Conte, vattene a Rroma in Borgo-novo,5
E ddì ar Papa, a mmi’ nome, ggenufresso:
Santo Padre, accusì me l’aritrovo.„6

     Questi so’ ttutti fatti piani piani;
Ma nun s’intenne come un Conte solo
S’ha dda chiamà Cquattordisci Villani!7

     Val a ddì ch’er zor Conte noi Romani,
Ogni cuarvorta che cce va a ffasciolo,8
Lo potémo chiamà Du’ Velletrani.9

Roma, 23 novembre 1832.

Note

  1. Il Ministro del Belgio, che presentò le sue credenziali al Papa il 23 novembre 1832.
  2. Espressione beffarda, che vale “che è andato a occupare„ ecc.
  3. Il nuovo Regno.
  4. Dicono, dicesi.
  5. Il Vaticano, odierna residenza del Pontefice, è in fine di quel Borgo.
  6. Formula che i Romaneschi, al giuoco d’azzardo così detto del marroncino [V. su questo il sonetto del 22 agosto 30], pronunzia nel gettare una moneta, quasi protesta contro gli eventi contrari del suo [sic] giuoco.
  7. Vilain XIV.
  8. Ogni qualvolta ci piaccia.
  9. Il popolo di Roma chiama i cittadini di Velletri: Velletrani, sette volte villani.