L'emissione della luce/Paragrafo 5
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5) Anche sotto questa forma la conclusione è soggetta a dubbi. E il primo nasce dal constatare che l’idrogeno e il mercurio, in condizioni opportune, danno luogo ad apparenze, le quali condurrebbero chi ragionasse allo stesso modo ad una conclusione nettamente opposta1.
Se si prepara un tubo di Geissler, con due elettrodi di platino, uno dei quali abbia servito come catodo nell’elettrolisi dell’acqua acidulata e lo si vuota, sull’aria, il tubo mostra lo spettro caratteristico dell’azoto finchè l’elettrodo inquinato funziona da anodo; appare invece lo spettro caratteristico dell’idrogeno quando si inverte la corrente. Si vede ad occhio l’idrogeno allontanarsi dall’elettrodo negativo, e invadere a poco a poco tutto lo spazio.
Ragionando come prima, e fidandoci dunque all’apparenza, si dovrebbe concludere adesso che il vibratore che dà origine allo spettro dell’idrogeno o, per essere esatti alla sua serie principale, è carico di elettricità negativa.
Ad una conclusione simile si arriverebbe studiando il comportamento del mercurio. Se dei due elettrodi di un Geissler uno è tenuto verticale e coperto per intero con qualche gocciola di mercurio, lo spettro del metallo non appare finchè quest’ultimo elettrodo si mantiene positivo; si mostra invece quando la scarica si inverte e il detto elettrodo assume le funzioni di catodo. Anche qui il metallo sembra allontanarsi dall’elettrodo negativo, e i suoi vibratori dovrebbero dunque essere carichi negativamente.
La contraddizione di questi risultati con quelli dedotti dal comportamento dei metalli alcalini nella scintilla a pressione ordinaria non può non far dubitare, come dicevo, che vi sia nel ragionamento un difetto di logica. Perchè realmente sembra poco probabile che per metalli diversi, e sempre per le serie principali, si debbano avere nei vibratori delle condizioni diverse, e anzi nettamente opposte.