Giuseppe Gioachino Belli

1830 Indice:Sonetti romaneschi I.djvu sonetti letteratura L'astrazzione Intestazione 14 giugno 2025 100% Da definire

Er gioco de calabbraga Devozzione pe' vvince ar lotto
Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1830

[p. 41 modifica]

L’ASTRAZZIONE.[1]

     Tiràmese[2] ppiù in là, ché cqui la gujja[3]
Ciarippàra[4] de vede er roffianello[5]...
Varda,[6] varda, Grigorio, mi’ fratello
Che s’è mmesso a intignà[7] cco’ la patujja!

     Mosca![8] Er pivetto[9] arza la mano, intrujja[10]
Mo in de le palle... Lesto, eh bberzitello.[11]
Ecco ecco che llèggheno er cartello:
Ch’edè?[12] Ccinquantasei! senti che bbujja![13]

     Je la potessi fà, sangue de ddina![14]
Sor c...., vorticàmo[15] er bussolotto.
Ch’edè? Ttrenta! Cell’ho ddrento a l’ottina.[16]

     Diesci! ggnente: Sei! ggnente: Discidotto!
Ggnente. Pe’ ddio! nemmanco stammatina?
Accidentacci a chi ha inventato er lotto.

Roma, 20 agosto 1830.

Note

  1. [“L’estrazione,„ che allora si faceva sulla loggia del Palazzo di Monte Citorio.]
  2. Tiriamoci.
  3. Obelisco di Monte Citorio.
  4. Ci ripara.
  5. Orfanello: dell’Ospizio degli Orfani.
  6. Guarda.
  7. Ostinarsi in alterco.
  8. [Silenzio! E volgarmente si dice anche a Firenze.]
  9. Fanciullo. [Detto però sempre con un po’ di canzonatura.]
  10. Rimescola.
  11. [Bel-zitello: bellimbusto.]
  12. Che è.
  13. Buglia: bisbiglio.
  14. [Eufemismo, per non nominare il nome di Dio peggio che invano.]
  15. [Voltichiamo]: rivolgiamo.
  16. [Giocata di otto numeri, come cinquina di cinque, ecc.]