Giuseppe Gioachino Belli

1833 Indice:Sonetti romaneschi III.djvu sonetti letteratura L'assegnati Intestazione 1 giugno 2024 75% Da definire

Ciamancherebbe quest'antra L'abborto
Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1833

[p. 76 modifica]

L’ASSEGNATI.[1]

     Ecco si cche vvòr dì de stà[2] ddu’ mesi
Drento in concràudio[3] e ffà li Papi frati:
Se svórtica er budello[4] a li paesi,
Eppoi s’ha da ricurre all’assegnati.

     Quanno che li stampòrno li Francesi,
Ce restàssimo[5] tutti cojjonati.[6]
So’ ccartacce da culo: e cchi l’ha spesi
All’un per cento o ar dua, nun l’ha bbuttati.

     Io, co’ st’orecchie, venti vorte in fila,
L’ho inteso oggi ar vangelio, che dde sbarzo[7]
Ce ne vonno appoggià ddodisci mila.[8]

     Vedi che llume de luna de marzo![9]
E cquanno er prete a mmessa te le sfila,
Pijjesce puro[10] un giuramento farzo.

Note

  1. Carta moneta della Repubblica Gallo-Romana. [Questo sonetto è senza data; ma mi pare che stia bene qui, per l’affinità che ha col precedente, di cui vedi specialmente la nota 4.]
  2. Ecco se che vuol dir di stare.
  3. Conclave. [Gregorio XVI, già frate benedettino-camaldolese, fu eletto papa dopo sessantaquattro giorni di Sede vacante, e cinquanta di conclave.]
  4. Si rivolge; si esaltano. [Allude, s’intende, ai moti rivoluzionari cominciati appunto mentre Gregorio veniva eletto.]
  5. Ci restammo.
  6. Gabbati.
  7. D’un colpo.
  8. “Duodecim milia signati.„ [Queste parole ricorrono davvero, non venti, ma dodici volte in fila, nel breve passo del cap. 7 dell’Apocalisse, che dà a ogni tribù d’Israele dodicimila segnati in fronte come servitori di Dio, e che si legge nella messa d’Ognissanti.]
  9. [Vedi che piccola bagatella!]
  10. Pigliaci pure.