L'apologia di Socrate/Capitolo XXII

Capitolo ventiduesimo

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Platone - L'apologia di Socrate (IV secolo a.C.)
Traduzione dal greco di Francesco Acri (XIX secolo)
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Ma perché mai alcuni godono a passar con me il tempo? Voi, o Ateniesi, l’avete udito, e io vi ho detto la verità: essi godono a udire esaminare quelli che si credono sapienti e non sono. Certo ella è cosa non spiacevole. E, come io affermo, a me è stato commesso da Dio che facessi questo: per vaticinii, e per sogni, e per tutti quei modi che divino fato, in ordinar cosa alcuna a uomo, usati mai avesse. E queste, o Ateniesi, sono cose vere e ben si dimostrano: imperocché, se dei giovani quali corrompo io, quali io ho corrotto, bisognava, se alcuni di essi venuti su di anni conobbero che io a loro da giovani detti mali consigli, che, montati quassú, m’avessero accusato e preso di me vendetta; e non volendo essi, bisognava che padri, fratelli, congiunti, se mai quei di loro casa ricevettero da me alcun male, ora se ne ricordassero e se ne vendicassero. Molti di loro sono qui presenti; io li vedo: prima Critone, qui, della mia età e della mia tribú, padre di Critobulo, qui; poi Lisania, lo Sfettio, padre di Eschine, qui; e anche Antifonte qui, il Cefisiano, padre di Epigene. E questi altri qui, i fratelli dei quali conversarono meco: Nicostrato, il figliuolo di Teozotide, fratello di Teodoto (Teodoto poi è morto, e nol pregherà che stia zitto); e Paralo, qui, il figliuolo di Demodoco, del quale era fratello Teagete; e questo Adimanto, figliuolo di Aristone, del quale è fratello questo Platone, qui; ed Eantodoro, del quale è fratello Apollodoro, qui: e vi posso nominare altri molti, alcuno dei quali bisognava bene che Meleto messo avesse innanzi come testimonio, nella sua orazione. E se allora se ne fu dimenticato, lo metta innanzi ora; io gli cedo il luogo; se li ha, parli. Ma, cittadini, troverete tutto il contrario, tutti pronti ad aiutare me, il corrompitore, colui che ha fatto male a quelli di loro casa, come dicono Meleto e Anito. Forse i corrotti avrebbero alcuna ragione di aiutarmi; ma i non corrotti, uomini già vecchi, parenti loro, quale altra ragione hanno, aiutandomi, se non la diritta e la giusta, la quale è, che Meleto essi sanno che mentisce, e che io dico vero?