L'apologia di Socrate/Capitolo IV

Capitolo quarto

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Platone - L'apologia di Socrate (IV secolo a.C.)
Traduzione dal greco di Francesco Acri (XIX secolo)
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Sí non ci è nulla di vero: e se avete mai udito che io mi provo a educare uomini e fo danari, né anche questo è vero. Certo mi parrebbe bello se ci fosse alcuno, atto a educare uomini, come Gorgia, o Prodico di Ceo, o Ippia di Elide1: a ciascun dei quali, andando di città in città, vien fatto, o Ateniesi, di persuadere i giovani, che pur potrebbero conversare2 con qualunque volessero dei lor cittadini, e senza paga; persuaderli, lasciata la conversazione di quelli, a conversare con essi, dando danari e col cuore ringraziando. E ci è altro sapiente uomo, che so essere venuto qua fra noi, un di Paro. So questo perché e’ m’avvenne d’accostare un che con i sofisti ha speso danaro piú che tutti gli altri, Callia il figliuolo d’Ipponico3. Lui che ha due figliuoli, interrogai io: - O Callia, se i tuoi due figliuoli fossero puledri o vitelli, non avremmo a prendere noi a paga un sovrastante, il quale, della virtú a loro convenevole, far li dovesse buoni e belli e sarebbe un cavallerizzo o un che s’intende di campi? Ma, dacché sono uomini, chi hai in mente di prender loro come sovrastante? Chi è intendente della virtú, della umana e civile? Credo che tu ci abbi pensato, dacché hai de’ figliuoli. C’è alcuno, - dissi io, - o no? - Oh sí, - rispose. - Chi, - dimandai io, - e di dove è, e per insegnare quanto vuole? - Rispose: - Eveno, o Socrate; di Paro4; cinque mine5. - Beato Eveno, - diss’io, - s’egli ha questa virtú e sa insegnare cosí bene -. Mi glorierei anch’io ed inorgoglirei, se sapessi; ma io non so, Ateniesi.


Note

  1. Retori e sofisti famosi, che facevano della scuola un lucroso mestiere. Il rifiuto da parte di Socrate d’ogni compenso per il suo insegnamento è da lui ironicamente attribuito alla propria incapacità, che seriamente gli riconosce Antifonte in SENOFONTE, Memorabili I 6.11.
  2. "Trattenersi", "convivere con", "frequentare"; così per "conversazione".
  3. Ricchissimo ateniese; nella sua casa hanno luogo il Protagora, e il Convito di Senofonte.
  4. Poeta elegiaco e sofista (cfr. Fedone IV sg; Fedro LI).
  5. La mina valeva cento dracme, una somma non considerevole; Protagora ne esigeva cento per le sue lezioni (cfr. DIOGENE LAERZIO IX 52).