L'apologia di Socrate/Capitolo III
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Dunque ripigliamo da principio: che è l’accusa, dalla quale m’è nata la calunnia, e alla quale prestando fede scrisse la querela sua Meleto?1 e che mai dicendo mi calunniarono i calunniatori? Via, essendo accusatori essi, la lor querela giurata conviene che la legga. Eccola: «Socrate fa rea opera, e temeraria, cercando le cose sotto terra e quelle su in cielo, e le piú deboli ragioni facendo piú forti, e questo insegnando agli altri». - Su per giú cosí ella dice, come avete veduto voi stessi, là, nella comedia di Aristofane2: un Socrate sé girante per aria, e di camminare per aria gloriantesi, e predicante altre molte ciancie; delle quali non so nulla io né punto né poco: e non dico cosí come dispregiando questa cotal scienza, se mai alcuno l’avesse: oh non ci vorrebbe altro che da parte di Meleto mi tirassi addosso anche cotesta accusa. Ma, o Ateniesi, io non ne so nulla3: e invoco a testimoni i piú di voi, e voglio che vi contiate l’un l’altro quanti mi avete mai udito ragionare, e ce n’è molti; vi contiate l’un l’altro se mi ha udito mai alcuno o poco o molto ragionare di cose simili: e conoscerete che il medesimo valore hanno le altre accuse, le quali contro me dicono.
Note
- ↑ Nell’ Eutifrone è tradotto Melito (greco Μέλητος).
- ↑ Nel prologo delle Nuvole, Socrate è rappresentato dentro una cesta sospesa al soffitto del "pensatoio", occupato nell’indagine dei fenomeni celesti.
- ↑ Socrate conferma nel Fedone (XLV) la sua incapacità naturale per gli studi scientifici, che pure aveva affrontato da giovane. In Senofonte (Memorabili IV 7.3, 5) è l’inutilità e l’insoddisfazione che ne prova a distoglierlo da quelle materie.