L'ajjuto-de-costa
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Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1834
L’AJJUTO-DE-COSTA.1
Uhm, de llà ha da vienì!2 Cco’ cquer cornuto3
De mi’ marito, ch’è da San Martino4
Che nun m’ha ddato ppiù mmezzo quadrino,5
Starebbe grassa io6 senza un ajjuto!
E cciaringrazzio7 Iddio cór capo-chino,
E cce faccio le crosce co’ lo sputo,8
Ch’a Ppasqua-Bbefanìa9 me sii vienuto
Sto po’ de stacco10 d’abbituccio fino.
Nun credessi11 però, ccommare mia,
Che... mme spiego? che sso!... Ddio me ne guardi
E la bbeata Vergine Mmaria!
È vvero che llui viè12 cquanno so’13 ssola,
Ma cce viè cco’ li debbiti ariguardi,14
E nnun c’è mmai da dì mmezza parola.15
17 marzo 1834.
Note
- ↑ L’aiuto di costa: soccorso indiretto.
- ↑ Di là ha da venire: simbolo degli Apostoli volgarizzato, per indicare ironicamente tardità e dubbio di un avvenimento.
- ↑ Con quel cornuto.
- ↑ Il San Martino è in Roma riguardato per la festa di coloro de’ quali qui parlasi alla nota 3.
- ↑ Quattrino: centesimo romano.
- ↑ Starei grassa io! Sarei a mal partito.
- ↑ E ci ringrazio.
- ↑ Molti divoti inginocchiati e colla bocca in terra segnano con la lingua larghe e lunghe croci.
- ↑ Pasqua Epifania. La corruzione del nome ha creata la Befana, larva con la quale si spaventano o si premiano i fanciulli.
- ↑ Stacco, per “taglio:„ misura di roba necessaria a un vestito.
- ↑ Non credessi, per “non creder mai.„
- ↑ Viene.
- ↑ Sono.
- ↑ Co’ dovuti riguardi.
- ↑ Non insorge mai la più piccola differenza.