L'Unico e la sua proprietà/Io ho riposto la mia causa nel nulla
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IO HO RIPOSTO LA MIA CAUSA NEL NULLA
Qual’è la causa che io sono chiamato a difendere?
Innanzitutto essa è sempre la buona Causa; poi è la causa di Dio, della Verità, della Libertà, dell’Umanità, della Giustizia; sarà in seguito quella del mio Principe, del mio Popolo, della mia Patria; e infine quella dello Spirito, e mille altre ancora. Ma che la causa che io difendo sia la mia, causa — la mia propria causa — no. «Dalli all’egoista, il quale non pensa che a sè stesso!»
Come dunque intendono la loro causa coloro di cui dobbiamo prendere a cuore i loro interessi, e ai quali dobbiamo consacrarci ed entusiasmarci? Vediamo.
Voi che conoscete di Dio tante e sì profonde cose; voi che per secoli e secoli avete «esplorato le altezze della Divinità» ed avete penetrato i vostri sguardi fino in fondo al suo cuore, sapreste dirci come Dio la pensa in riguardo alla «causa divina» che siamo chiamati a servire? Non nascondeteci, dunque, i disegni del Signore. Diteci: che cosa vuole? Che cosa pensa? Quale è la sua causa? Se, come a noi è prescritto, ha abbracciato una causa estranea a lui stesso e s’è fatto araldo della Verità e dell’Amore! Quest’assurdità vi muove a sdegno; e ci insegnate che essendo Dio stesso Amore e Verità, la causa della Verità e quella dell’Amore, sposandosi con la sua, non gli sono estranee. Vi sembra strano che Dio possa essere come noi, poveri vermi, e che faccia sua la causa di un altro: vi ripugna solo il supporlo. «Dio abbraccerebbe la causa della ferità se non fosse lui stesso la Verità»? Dio si occupa solo della sua causa: egli è tutto nel tutto, dimodoché tutto è la sua causa. Ma noi non siamo tutto nel tutto, perciò essendo la nostra causa troppo miserrima e disprezzabile, noi dobbiamo «servire una causa superiore». Ecco ciò che è evidente: Dio non si cura che delle sue cose; si occupa di se stesso; non pensa che a se stesso; e la mèta di tutte le sue azioni è se stesso: anatema a chi contraria i suoi disegni. Egli non serve nulla di superiore e non cerca che di soddisfare se stesso. La causa che difende è puramente egoista.
E l’Umanità, di cui dobbiamo pure difendere gli interessi come nostri, quale causa difende? Quella di un altro? Una causa superiore No. L’Umanità non vede che sè stessa; l’Umanità non ha altro scopo che l’Umanità; la sua causa è se stessa. Purché essa si sviluppi, poco le importa che gli individui ed i popoli soccombano al suo servizio: essa trae da essi quello che ne può trarre, e allorché questi hanno soddisfatto al compito che l’Umanità reclamava da loro, li getta, come ringraziamento, nel letamaio della storia. La causa che difende l’Umanità non è puramente egoista?
Sarebbe inutile continuare ancora ad insistere nelle dimostrazioni, a proposito di qualunque delle cause che ci chiamano in loro difesa, che non si tratta per esse che di esse e non dì noi, del loro bene e non del nostro. Riflettete da voi stessi, e dite se la Verità, la Libertà, la Giustizia, ecc., non si occupano di voi altro che quando reclamano il vostro entusiasmo e i vostri servigi. Tutto quello che vi domandano è che voi siate dei servitori zelanti e che rendiate loro solenne omaggio.
Osservate il Popolo tutelato dai patrioti infervorati: i patrioti cadono sul campo di battaglia a si battono tra gli stenti o muoiono di fame: che cosa fa il Popolo? Il Popolo! È col concime dei loro cadaveri che esso diventa un «Popolo fiorente»! Gli individui sono morti «per la grande causa del Popolo» che li retribuisce con qualche frase di tardiva riconoscenza, conservando per sè tutto il profitto. Questo mi sembra un egoismo alquanto lucroso.
Ma contemplate ora quel Sultano che dedica le sue tenere cura ai «suoi». Non è l’immagine del più puro sacrificio; e la sua vita non è forse una perpetua dedizione di sè stesso per i «suoi»? Eh, sì: per i «suoi»! Vuoi pero metterlo a prova? "Tenta di dimostrargli che non sei «il suo», ma che sei «il tuo»: rifiutati al suo egoismo: sarai all’istante gettato in galera. Il Sultano ha basato la sua causa su se stesso: egli è tutto nel tutto — è l’Unico — e non permette ad alcuno di non essere dei «suoi».
Questi esempi illustri non v’insegnano nulla? Non vi invitano a pensare che l’Egoista potrebbe forse aver ragione? Da parte mia ne traggo una lesione: invece di continuare a servir disinteressatamente questi grandi egoisti, vorrei piuttosto essere io stesso l’Egoista.
Dio e l’Umanità hanno riposto la loro causa nel nulla — in se stessi. Io riporrò dunque la mia causa m me stesso: come Dio, io sono la negazione di tutto il resto; io sono per me tutto — sono l’Unico. Se, come voi l’assicurate, Dio e l’Umanità sono ricchi al punto d’essere per se stessi tutto nel tutto, per conto mio m’avvedo che mi manca molto meno ancora e che non ho da lagnarmi della mia «vanità», lo non sono già il nulla nel senso di «vano»; ma sono il Nulla da cui derivo tutto.
Lungi da me dunque qualunque causa che non sia interamente ed esclusivamente la Mia. La mia causa — dite voi - dovrebbe almeno essere la «buona causa»? Che cos’è buono? Che cos’è cattivo: queste per me non sono che vane parole!
Il divino concerne Dio; l’umano concerne l’Uomo. La mia causa non è nè divina nè umana; non è nè il vero, nè il buono, nè il giusto, nè il libero: è ciò che è mio: essa non è generale, ma unica, come io sono unico,
Nulla v’è al disopra di me.