L'Isottèo/Sonetti del giovane Autunno

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VIII.

SONETTI DEL GIOVINE AUTUNNO.




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I.


Il munifico Autunno è un giovinetto
che non la fronte, come Dionigi,
ha cinta d’uve; nè su’ suoi vestigi
trae pure in danza l’evia e il satiretto.

5Ma tien su ’l capo un suo vermiglio elmetto
ricoprente la gota, a mo’ de’ Frigi,
a mo’ de ’l biondo cavalier Parigi.
Nudo e in utte le membra egli è perfetto.

Perfetto come se da ’l fior de ’l pario
10marmo avesselo tratto Prassitèle,
tien l’arco d’Odisseo, grande e lunato.

Alto poggiasi a l’arco il sagittario,
e in cuor gli gode l’anima crudele.
Brilla di gemme il piede coturnato.

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II.


Li orti ove un dì con piè divino escisti
in contro a me, come ad Astíoco Elai;
la gran variazion de’ freschi mai
ove alta in fra le rotte ombre apparisti;

5e il bosco ove a la luna i citaristi
facevan d’improvviso dolci lai,
e il fonte che mettea per que’ rosai
canali in una rete agili misti,

ora a ’l bacio de ’l sole ultimamente
10vivono, in un sopore uguale e grave,
regnati da tal giovine tiranno;

e, poi che ancor te sognano presente,
o Primavera Isotta, dea soave
ridon beati ne ’l profondo inganno.