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Come bella, o argentea Croce,
Splendi a gli occhi e arridi a’ cuori
Su ’l palagio de’ Priori
4Ne la libera città;
Dove il secolo feroce,
Posta giù l’únnica asprezza
Rivestí di gentilezza
8La romana libertà!
A Vittorio i nostri carmi
Ne le piazze popolose,
De’ figliuoli e de le spose
12Consacriamo a lui l’amor,
E lo strepito de l’armi
E il furor de’ fieri petti
E la folgor de i moschetti
16In presenza a gli oppressor.
Il combattere fia gioia,
Fia ’l morire a noi vittoria:
Pugnerà con noi la gloria
20Ed il nome de i maggior.
Ma te, o Croce di Savoia,
Altra gente invoca e aspetta:
A chiamar la gran vendetta
24Sorge un grido di dolor.
È Venezia. In riva al mare
Siede, guarda, e al ciel si duole;
E conforto aver non vuole,
28Perché figli più non ha.
Oh qua l’armi! e a fulminare
Torna, o re, nel tuo sentiero:
Dove regna lo straniero.
32Va, ti mostra, e fuggirà.
Noi, progenie non indegna
Di magnanimi maggiori,
Noi con l’armi e con i cuori
36Ci aduniamo intorno a te.
Dio ti salvi, o cara insegna,
Nostro amore e nostra gioia!
Bianca Croce di Savoia,
40Dio ti salvi! e salvi il re!
Note
- ↑ [p. 289 modifica]Cantata la sera del 4 decembre 1859 al Teatro Pagliano, con grande accompagnamento di coro, dalla signora Marietta Piccolomini in occasione dell’Accademia a vantaggio della sottoscrizione per i fucili promossa da Gius. Garibaldi, e a richiesta universale ripetuto tre volte. Altre strofe del canto stesso erano già state messe in musica pur dal maestro [p. 290 modifica]Carlo Romani ed eseguite nel r. Teatro degl’Intrepidi in Firenze la sera del 27 novembre 1859.