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Giosuè Carducci - Juvenilia (1850)
Libro III - E ch'io, perché lo schernir tuo m'incalza
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E ch’io, perché lo schernir tuo m’incalza,
Vinto porga la man, turba molesta?
Non io son fiore a cui brev’aura è infesta,
4Elce son io che a’ venti indura e s’alza.
Mitrata il crine e cinta i fianchi e scalza
Salmeggi itala musa; o, qual rubesta
Menade oscena a suon di corno desta,
8Salti ed ululi pur di balza in balza.
Io, dispregiato e sol, de’ padri miei
Io l’urne sante abbraccio; e mi conforta
11Riparar qui dove posar vorrei.
Manchi a me pur l’ignuda gloria, morta
Giaccia co ’l corpo la memoria, a’ rei
14Sia scherno il vuoto nome: oh che m’importa?