Istruzioni elementari (1760)/Libro II - II - I - III

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OSSERVAZIONE   III.

Della Trabeazione.


T
Uttocche difficil cosa riesca sovente all'umano intelletto il render ragione d'alcun fatto, od accidente, che alla di lui considerazione si presenti, egli è però certo nulla al Mondo darsi, che da qualche reale motivo l'esistenza non riconosca. Se per coprire le case loro, affinchè dalle ingiurie de' tempi si diffendessero, la necessità fu, che gli Uomini indusse ad impiegar sovra sode Colonne, o tronchi appoggiate rozze mensole, e travi, che le une su le altre reggendosi il peso delle tegole sostenessero, la civiltà, ed il lusso il motivo furono, per cui, non già tanto affine di soddisfarne lo sguardo, quanto anche per ostentare grandezza, e magnificenza, preso avendo quelli a civilizzar la stessa rozzezza, l'esser diedero a quella parte dell'Ordine, che all'origine sua alludendo porta di Trabeazione, e per la dignità della sua eleganza, d'Ornamento il nome. Questa parte d'Ordine, come già altrove si è detto, consta di tre membri, cioè d'Architrave, Fregio, e Cornice. Rappresenta l'Architrave quella gran mensola, o trave maestro, che dir lo vogliamo, sovra cui poggiano que' altri travi, che nella Travatura d'un Coperto chiamiamo Travi di fondo. Esprime il Fregio quell'altezza in cui collocati restano sovra essa mensola gli detti travi di fondo. Rappresenta finalmente la Cornice tutti quegli altri legni, che sovra gli travi di fondo, per compiere, e perfezionare un Coperto, s'impongono: ove il solo riflesso resta a parer mio sufficiente per renderci persuasi, venir per li Modiglioni raffigurati gli capi de' cantérj, val a dire de' travi inclinati, siccome per li dentelli le teste de' listelli, giusta il racconto, che ne fa Vitruvio al lib. 4 cap. 2.

E quindi agevol cosa è il comprendere tale dover essere la forma dell'Architrave, che in se dimostri e fermezza. Deve egli per tanto avere una dritta continua distesa sì in piano, che in altezza, la quale altezza esser deve proporzionata al reggime del peso, che sopra le sta apparentemente addossato. Ne è da attender il costume pur troppo da molti osservato di praticar in esso troppo frequenti i risalti; se pur ciò non si fa in alcun di que' casi, ne' quali trovandosi l'Architetto dalla necessità obbligato, non può fare altrimenti: perchè, sebben resti in tutta la sua fermezza l'Edificio, mancandone però in apparenza la disposizione, nè più in conseguenza dimostrando l'Architrave di fare con le Colonne il suo officio, conviene che qual parto abortivo, e mostruoso de' riguardanti compaia. Per la stessa ragione devesi pure di non disgiungere per qualunque accidenti le parti, che lo compongono, come su le traccie del Cavalier Borromini da taluno si pratica col farne separatamente ricorrere le fascie attorno ad un vano, che nel di lui ricorso s'incontri.

Lo stesso pure osservare si dee rispetto alla Cornice, evitandone, per quanto si può, ogni risalto, disgiunzione, e ripiegamento: perchè così, e la natura, ed il buon effetto richieggono. Così vediamo essersi dagli Antichi nelle Opere loro più preggevoli, e commendate operato: che se pur tal volta in dentro le cornici ritirarono tra lo spazio delle Colonne, su le quali insistevano; ciò essi fecero soltanto allor che troppo disteso trovandosi esso spazio, nè potendo perciò l'Architrave reggere al soverchio peso, a così fare furono costretti, per mettere la Trabeazione al sicuro, il soverchio peso sollevandone coll'appoggiare al muro, che tra le dette Colonne ricorreva. Il qual caso se a noi si presentasse, converrà avvertire di non ritirare talmente in dietro la Trabeazione, che venga l'Architrave a trovarsi nella parte inferiore a filo del muro; ma lasciar vi si dovrà tanto d'aggetto, che basti a distinguerlo dal muro medesimo.

Egli è però vero, che per quanto dilicate siano queste massime, ed in buona ragione fondate, niente di meno non devono in modo tale l'Architetto costringere, che non possa egli valersi anche del proprio arbitrio, ove il di lui giudizio nell'Arte così gli detti, e prometter si possa di sortirne quell'effetto, che preteso venir può da un'occhio d'intelligenza discreta provvisto.