Istruzioni elementari (1760)/Libro II - II - I - III
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OSSERVAZIONE III.
E quindi agevol cosa è il comprendere tale dover essere la forma dell'Architrave, che in se dimostri e fermezza. Deve egli per tanto avere una dritta continua distesa sì in piano, che in altezza, la quale altezza esser deve proporzionata al reggime del peso, che sopra le sta apparentemente addossato. Ne è da attender il costume pur troppo da molti osservato di praticar in esso troppo frequenti i risalti; se pur ciò non si fa in alcun di que' casi, ne' quali trovandosi l'Architetto dalla necessità obbligato, non può fare altrimenti: perchè, sebben resti in tutta la sua fermezza l'Edificio, mancandone però in apparenza la disposizione, nè più in conseguenza dimostrando l'Architrave di fare con le Colonne il suo officio, conviene che qual parto abortivo, e mostruoso de' riguardanti compaia. Per la stessa ragione devesi pure di non disgiungere per qualunque accidenti le parti, che lo compongono, come su le traccie del Cavalier Borromini da taluno si pratica col farne separatamente ricorrere le fascie attorno ad un vano, che nel di lui ricorso s'incontri.
Lo stesso pure osservare si dee rispetto alla Cornice, evitandone, per quanto si può, ogni risalto, disgiunzione, e ripiegamento: perchè così, e la natura, ed il buon effetto richieggono. Così vediamo essersi dagli Antichi nelle Opere loro più preggevoli, e commendate operato: che se pur tal volta in dentro le cornici ritirarono tra lo spazio delle Colonne, su le quali insistevano; ciò essi fecero soltanto allor che troppo disteso trovandosi esso spazio, nè potendo perciò l'Architrave reggere al soverchio peso, a così fare furono costretti, per mettere la Trabeazione al sicuro, il soverchio peso sollevandone coll'appoggiare al muro, che tra le dette Colonne ricorreva. Il qual caso se a noi si presentasse, converrà avvertire di non ritirare talmente in dietro la Trabeazione, che venga l'Architrave a trovarsi nella parte inferiore a filo del muro; ma lasciar vi si dovrà tanto d'aggetto, che basti a distinguerlo dal muro medesimo.
Egli è però vero, che per quanto dilicate siano queste massime, ed in buona ragione fondate, niente di meno non devono in modo tale l'Architetto costringere, che non possa egli valersi anche del proprio arbitrio, ove il di lui giudizio nell'Arte così gli detti, e prometter si possa di sortirne quell'effetto, che preteso venir può da un'occhio d'intelligenza discreta provvisto.