Istorie fiorentine/Libro terzo/Capitolo 6

Libro terzo

Capitolo 6

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I Signori, mossi da quello che prima per loro medesimi cognoscevono, e di poi dalla autorità e conforti di costoro, dettono autorità a cinquantasei cittadini, perché alla salute della republica provedessero. Egli è verissimo che gli assai uomini sono più atti a conservare uno ordine buono che a saperlo per loro medesimi trovare. Questi cittadini pensorono più a spegnere le presenti sette che a torre via le cagioni delle future, tanto che né l’una cosa né l’altra conseguirono; perché le cagioni delle nuove non levorono, e di quelle che vegghiavano una più potente che l’altra, con maggiore pericolo della republica, feciono. Privorono per tanto di tutti i magistrati, eccetto che di quelli della Parte guelfa, per tre anni, tre della famiglia degli Albizzi e tre di quella de’ Ricci, intra i quali Piero degli Albizzi e Uguccione de’ Ricci furono; proibirono a tutti i cittadini entrare in Palagio, eccetto che ne’ tempi che i magistrati sedevano; providono che qualunque fusse battuto, o impeditagli la possessione de’ suoi beni, potesse, con una domanda, accusarlo ai Consigli e farlo chiarire de’ Grandi, e, chiarito, sottoporlo ai carichi loro. Questa provisione tolse lo ardire alla setta de’ Ricci e a quella degli Albizzi lo accrebbe; perché, avvenga che ugualmente fussero segnate, non di meno i Ricci assai più ne patirono; perché, se a Piero fu chiuso il palagio de’ Signori, quello de’ Guelfi, dove gli aveva grandissima autorità, gli rimase aperto; e se prima egli e chi lo seguiva erano allo ammunire caldi, diventorono, dopo questa ingiuria, caldissimi. Alla quale mala volontà ancora nuove cagioni si aggiunsono.