Questa legge vinta, e di già fatto il magistrato che la esequisse, li fé al tutto ristrignere insieme, e ire a Cosimo, a pregarlo che fusse contento volere trarre loro e sé delle mani della plebe, e rendere allo stato quella riputazione che faceva lui potente e loro onorati. Ai quali Cosimo rispose che era contento; ma che voleva che la legge si facesse ordinariamente e con volontà del popolo, e non per forza, pella quale per modo alcuno non gli ragionassero. Tentossi ne’ Consigli la legge di fare nuova balia, e non si ottenne, onde che i cittadini grandi tornavano a Cosimo, e con ogni termine di umilità lo pregavano volesse acconsentire al parlamento; il che Cosimo al tutto negava come quello che voleva ridurli in termine che appieno lo errore loro cognoscessero. E perché Donato Cocchi trovandosi gonfalonieri di giustizia, volle senza suo consentimento fare il parlamento, lo fece in modo Cosimo da’ Signori che con seco sedevano sbeffare, che gli impazzò, e come stupido ne fu alle case sue rimandato. Non di meno, perché non è bene lasciare tanto transcorrere le cose, che le non si possino poi ritirare a sua posta, sendo pervenuto al gonfaloniere della giustizia Luca Pitti, uomo animoso e audace, gli parve tempo di lasciare governare la cosa a quello, acciò, se di quella impresa s’incorreva in alcuno biasimo, fusse a Luca, non a lui, imputato. Luca per tanto, nel principio del suo magistrato, prepose al popolo molte volte di rifare la balia; e non si ottenendo, minacciò quelli che ne’ Consigli sedevano con parole ingiuriose e piene di superbia. Alle quali poco di poi aggiunse i fatti; perché di agosto, nel 1458, la vigilia di Santo Lorenzo avendo ripieno di armati il Palagio chiamò il popolo in Piazza, e per forza e con le armi, gli fece acconsentire quello che prima volontariamente non aveva acconsentito. Riassunto per tanto lo stato, e creato la balia e di poi i primi magistrati secondo il parere de’ pochi, per dare principio a quello governo con terrore, ch’eglino avieno cominciato con forza, confinorono messer Girolamo Machiavelli con alcuni altri, e molti ancora degli onori privorono. Il quale messer Girolamo, per non avere di poi osservati i confini, fu fatto ribelle; e andando circuendo Italia, sullevando i principi contro alla patria, fu in Lunigiana, per poca fede d’uno di quelli signori, preso; e condotto a Firenze, fu morto in carcere.