Mentre che queste cose in questa maniera in Firenze procedevano, il resto della Italia viveva quietamente, ma con sospetto grande della potenza del Turco, il quale con le sue imprese seguiva di combattere i Cristiani e aveva espugnato Negroponte, con grande infamia e danno del nome cristiano. Morì, in questi tempi, Borso marchese di Ferrara, e a quello successe Ercule suo fratello. Morì Gismondo da Rimino, perpetuo nimico alla Chiesa, ed erede del suo stato rimase Ruberto, suo naturale figliuolo, il quale fu poi intra i capitani di Italia nella guerra eccellentissimo. Morì papa Paulo, e fu a lui creato successore Sisto IV, detto prima Francesco da Savona, uomo di bassissima e vile condizione; ma per le sue virtù era divenuto generale dell’ordine di San Francesco, e di poi cardinale. Fu questo pontefice il primo che cominciasse a mostrare quanto uno pontefice poteva, e come molte cose, chiamate per lo adietro errori, si potevono sotto la pontificale autorità nascondere. Aveva intra la sua famiglia Pietro e Girolamo, i quali, secondo che ciascuno credeva, erano suoi figliuoli; non di manco sotto altri più onesti nomi gli palliava. Piero, perché era frate, condusse alla dignità del cardinalato, del titolo di San Sisto; a Girolamo dette la città di Furlì, e tolsela ad Antonio Ordelaffi, i maggiori del quale erano di quella città stati lungo tempo principi. Questo modo di procedere ambizioso lo fece più dai principi di Italia stimare, e ciascuno cercò di farselo amico; e perciò il duca di Milano dette per moglie a Girolamo la Caterina, sua figliuola naturale, e per dote di quella la città di Imola, della quale aveva spogliato Taddeo degli Alidosi. Intra questo duca ancora e il re Ferrando si contrasse nuovo parentado, perché Elisabella, nata d’Alfonso primogenito del Re, con Giovan Galeazzo, primo figliuolo del Duca, si congiunse.