Seguita la pace nella Marca, sarebbe tutta Italia pacificata, se dai Bolognesi non fusse stata turbata. Erano in Bologna due potentissime famiglie, Canneschi e Bentivogli: di questi era capo Annibale, di quelli Batista. Avevano, per meglio potersi l’uno dell’altro fidare, contratto intra loro parentado; ma infra gli uomini che aspirano ad una medesima grandezza si può facilmente fare parentado, ma non amicizia. Era Bologna in lega con i Fiorentini e Viniziani la quale, mediante Annibale Bentivogli, dopo che ne avevono cacciato Francesco Piccinino, era stata fatta; e sapiendo Batista quanto il Duca desiderava avere quella città favorevole, tenne pratica seco di ammazzare Annibale e ridurre quella città sotto le insegne sua. Ed essendo convenuti del modo, a dì 24 di giugno, nel 1445, assalì Batista Annibale con i suoi e quello ammazzò; di poi, gridando il nome del Duca, corse la terra. Erano in Bologna i commissari viniziani e fiorentini; i quali al primo romore si ritirorono in casa; ma veduto poi come il popolo non favoriva gli ucciditori, anzi in gran numero, ragunati con le armi in Piazza, della morte di Annibale si dolevono, preso animo, e con quelle genti si trovavono, si accostorono a quelli; e fatto testa, le genti cannesche assalirono, e quelle in poco d’ora vinsono; delle quali parte ammazzorono, parte fuora della città cacciorono. Batista, non essendo stato a tempo a fuggire, né i nimici ad ammazzarlo, drento alle sue case, in una tomba fatta per conservare frumento, si nascose; e avendone i suoi nimici cerco tutto il giorno, e sapendo come e’ non era uscito della città, feciono tanto spavento ai suoi servidori, che da uno suo ragazzo, per timore, fu loro mostro; e tratto di quello luogo, ancora coperto d’armi, fu prima morto, di poi per la terra strascinato e arso. Così l’autorità del Duca fu sufficiente a farli fare quella impresa, e la sua potenza non fu a tempo a soccorrerlo.