E stando in questa maniera, non parve al popolo di differire più la zuffa; e i primi che si mossono furono i Medici e i Rondinegli i quali assalirono i Cavicciuli da quella parte che, per la piazza di San Giovanni, entra alle case loro. Quivi la zuffa fu grande, perché dalle torri erano percossi con i sassi, e da basso con le balestre feriti. Durò questa battaglia tre ore; e tuttavia il popolo cresceva, tanto che i Cavicciuli, veggendosi dalla moltitudine sopraffare, e mancare di aiuti, si sbigottirono e si rimissono nella podestà del popolo; il quale salvò loro le case e le sustanze; solo tolse loro le armi, e a quelli comandò che per le case de’ popolani loro parenti e amici, disarmati, si dividessero. Vinto questo primo assalto, furono i Donati e i Pazzi ancora loro facilmente vinti per essere meno potenti di quelli. Solo restavano, di qua d’Arno, i Cavalcanti i quali di uomini e di sito erano forti: non di meno, vedendosi tutti i gonfaloni contro, e gli altri da tre gonfaloni soli essere stati superati, senza fare molta difesa si arrenderono. Erano già le tre parti della città nelle mani del popolo: restavane una nel potere de’ Grandi ma la più difficile, sì per la potenza di quelli che la difendevano, sì per il sito, sendo dal fiume d’Arno guardata; talmente che bisognava vincere i ponti, i quali ne’ modi di sopra dimostri erano difesi. Fu per tanto il Ponte Vecchio il primo assaltato; il quale fu gagliardamente difeso, perché le torri armate, le vie sbarrate e le sbarre da ferocissimi uomini guardate erano: tanto che il popolo fu con grave suo danno ributtato. Conosciuto per tanto come quivi si affaticavano invano, tentorono di passare per il ponte Rubaconte; e trovandovi le medesime difficultà, lasciati alla guardia di questi duoi ponti quattro gonfaloni, con gli altri il ponte alla Carraia assalirono. E benché i Nerli virilmente si difendessero, non potettono il furore del popolo sostenere, sì per essere il ponte (non avendo torri che lo difendessero) più debole, sì perché i Capponi e l’altre famiglie popolane loro vicine gli assalirono: talché, essendo da ogni parte percossi, abbandonorono le sbarre e dettono la via al popolo; il quale, dopo questi, i Rossi e i Frescobaldi vinse: per che tutti i popolani di là d’Arno con i vincitori si congiunsono. Restavano adunque solo i Bardi, i quali né la rovina degli altri, né l’unione del popolo contro di loro, né la poca speranza degli aiuti poté sbigottire; e vollono più tosto, combattendo, o morire o vedere le loro case ardere e saccheggiare, che volontariamente allo arbitrio de’ loro nimici sottomettersi. Defendevonsi per tanto in modo che il popolo tentò più volte invano, o dal Ponte Vecchio o dal ponte Rubaconte, vincerli; e sempre fu con la morte e ferite di molti ributtato. Erasi, per i tempi adietro, fatto una strada per la quale si poteva dalla Via Romana, andando intra le case de’ Pitti, alle mura poste sopra il colle di San Giorgio pervenire: per questa via il popolo mandò sei gonfaloni, con ordine che dalla parte di dietro le case de’ Bardi assalissero. Questo assalto fece a’ Bardi mancare di animo e al popolo vincere la impresa; perché, come quelli che guardavano le sbarre delle strade sentirono le loro case essere combattute, abbandonorono la zuffa e corsono alla difesa di quelle. Questo fece che la sbarra del Ponte Vecchio fu vinta e i Bardi da ogni parte messi in fuga; i quali da’ Quaratesi, Panzanesi e Mozzi furono ricevuti. Il popolo intanto, e di quello la parte più ignobile, assetato di preda, spogliò e saccheggiò tutte le loro case, e i loro palagi e torri disfece e arse con tanta rabbia che qualunque più al nome fiorentino crudele nimico si sarebbe di tanta rovina vergognato.