Era in questi tempi la Lombardia in questi travagli, che Brescia dalle genti del Duca era assediata in modo che si dubitava che ciascun dì per la fame si arrendesse, e Verona ancora era in modo stretta che se ne temeva il medesimo fine, e quando una di queste due città si perdessero, si giudicavano vani tutti gli altri apparati alla guerra, e le spese infino allora fatte essere perdute. Né vi si vedeva altro più certo rimedio che fare passare il conte Francesco in Lombardia. A questo erano tre difficultà: l’una disporre il Conte a passare il Po e a fare guerra in ogni luogo; la seconda che a’ Fiorentini pareva rimanere a discrezione del Duca, mancando del Conte (perché facilmente il Duca poteva ritirarsi ne’ suoi luoghi forti e con parte delle genti tenere a bada il Conte e con l’altre venire in Toscana con li loro ribelli, de’ quali lo stato che allora reggeva aveva uno terrore grandissimo); la terza era qual via dovesse con le sue genti tenere il Conte, che lo conducesse sicuro in Padovano, dove l’altre genti viniziane erano. Di queste tre difficultà, la seconda, che apparteneva a’ Fiorentini, era più dubia; non di meno quelli, cognosciuto il bisogno, e stracchi da’ Viniziani, i quali con ogni importunità domandavano il Conte, mostrando che sanza quello si abbandonerebbono, preposono la necessità d’altri a’ sospetti loro. Restava ancora la difficultà del cammino; il quale si deliberò che fusse assicurato da’ Viniziani. E perché a trattare questi accordi con il Conte e a disporlo a passare si era mandato Neri di Gino Capponi, parve alla Signoria che ancora si transferisse a Vinegia, per fare più accetto a quella Signoria questo benefizio, e ordinare il cammino e il passo securo al Conte.