Erano in Italia, in questi tempi, soldati assai, inghilesi, tedeschi e brettoni, condotti parte da quelli principi i quali in varii tempi erano venuti in Italia, parte stati mandati dai pontefici quando erano in Avignone. Con questi tutti i principi italiani feciono più tempo le loro guerre, infino che surse Lodovico da Conio romagnolo, il quale fece una compagnia di soldati italiani, intitolata in San Giorgio; la virtù e la disciplina del quale in poco tempo tolse la reputazione alle armi forestiere, e ridussela negli Italiani, de’ quali poi i principi di Italia, nelle guerre che facevano insieme, si valevano. Il Papa, per discordia avuta con i Romani, se ne andò a Scesi; dove stette tanto che venne il giubileo del 1400; nel quale tempo i Romani acciò che tornasse in Roma per utilità di quella città, furono contenti accettare di nuovo uno senatore forestiero mandato da lui, e gli lasciorono fortificare Castel Santo Agnolo, e con queste condizioni ritornato, per fare più ricca la Chiesa, ordinò che ciascuno, nelle vacanze de’ beneficii, pagasse una annata alla Camera. Dopo la morte di Giovan Galeazzo duca di Milano, ancora che lasciasse duoi figliuoli, Giovanmariagnolo e Filippo, quello stato si divise in molte parti; e ne’ travagli che vi seguirono, Giovanmaria fu morto e Filippo stette un tempo rinchiuso nella rocca di Pavia, dove, per fede e virtù di quello castellano si salvò. E intra gli altri che occuporono delle città possedute dal padre loro, fu Guglielmo della Scala, il quale, fuoruscito, si trovava nelle mani di Francesco da Carrara signore di Padova; per il mezzo del quale riprese lo stato di Verona, dove stette poco tempo, perché, per ordine di Francesco, fu avvelenato, e toltogli la città. Per la qual cosa i Vicentini, che sotto le insegne de’ Visconti erano vivuti sicuri, temendo della grandezza del signore di Padova, si dierono a’ Viniziani; mediante i quali i Viniziani presono la guerra contro a di lui, e prima gli tolsono Verona, e di poi Padova.