Istorie fiorentine/Libro primo/Capitolo 28

Libro primo

Capitolo 28

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Ma tornando donde io mi parti’, Lodovico imperadore, per dare riputazione alla parte sua e per pigliare la corona, venne in Italia; e trovandosi in Milano, per avere cagione di trarre danari da’ Milanesi, mostrò di lasciargli liberi, e misse i Visconti in prigione; di poi, per mezzo di Castruccio da Lucca, gli liberò; e andato a Roma, per potere più facilmente perturbare la Italia, fece Piero della Corvara antipapa; con la reputazione del quale, e con la forza de’ Visconti, disegnava tenere inferme le parti contrarie di Toscana e di Lombardia. Ma Castruccio morì; la quale morte fu cagione del principio della sua rovina; perché Pisa e Lucca se gli ribellorono, e i Pisani mandorono l’Antipapa prigione al Papa in Francia; in modo che lo Imperadore, disperato delle cose di Italia, se ne tornò nella Magna. Né fu prima partito costui, che Giovanni re di Buemia venne in Italia, chiamato da’ Ghibellini di Brescia, e si insignorì di quella e di Bergamo. E perché questa venuta fu di consentimento del Papa, ancora che fingesse il contrario, il legato di Bologna lo favoriva, giudicando che questo fusse buono rimedio, a provedere che lo Imperadore non tornasse in Italia. Per il quale partito la Italia mutò condizione, perché i Fiorentini e il re Ruberto, vedendo che il Legato favoriva le imprese de’ Ghibellini, diventorono nimici di tutti quelli di chi il Legato e il re di Buemia era amico; e sanza avere riguardo a parti guelfe e ghibelline, si unirono molti principi con loro, intra i quali furono i Visconti, quegli della Scala, Filippo Gonzaga mantovano, quegli da Carrara, quegli da Esti. Donde che il Papa gli scomunicò tutti e il Re per timore di questa lega, se ne andò, per ragunare più forze, a casa; e tornato di poi in Italia con più gente, gli riuscì nondimeno la impresa difficile; tanto che, sbigottito, con dispiacere del Legato, se ne tornò in Buemia; e lasciò solo guardato Reggio e Modona, e a Marsilio e Piero de’ Rossi raccomandò Parma, i quali erano in quella città potentissimi. Partito costui, Bologna si accostò con la lega, e i collegati si divisono infra loro le quattro città che restavano nella parte della Chiesa; e convennono che Parma pervenisse a quelli della Scala, Reggio a’ Gonzaga, Modona a quelli da Esti, e Lucca ai Fiorentini. Ma nelle imprese di queste terre seguirono molte guerre, le quali furono poi, in buona parte, dai Viniziani composte. E’ parrà forse ad alcuno cosa non conveniente che, infra tanti accidenti seguiti in Italia, noi abbiamo differito tanto a ragionare de’ Viniziani, sendo la loro una repubblica che, per ordine e per potenza, debbe essere sopra ogni altro principato di Italia celebrata; ma perché tale ammirazione manchi, intendendosene la cagione, io mi farò indietro assai tempo, acciò che ciascuno intenda quali fussero i principii suoi, e perché differirono tanto tempo nelle cose di Italia a travagliarsi.