A questo San Giorgio adunque Agostino Fregoso concesse Serezana. Il quale la ricevé volentieri, e prese la difesa di quella; e subito misse un’armata in mare, e mandò gente a Pietrasanta, perché impedissero qualunque al campo de’ Fiorentini, che già si trovava propinquo a Serezana, andasse. I Fiorentini, dall’altra parte, desideravano occupar Pietrasanta, come terra che, non l’avendo, faceva lo acquisto di Serezana meno utile, sendo quella terra posta infra quella e Pisa; ma non potevano ragionevolmente campeggiarla, se già dai Pietrasantesi, o da chi vi fusse dentro, non fussero nello acquisto di Serezana impediti. E perché questo seguisse, mandorono da Pisa al campo grande somma di munizioni e vettovaglie, e con quelle una debile scorta, acciò che chi era in Pietrasanta, per la poca guardia temesse meno, e per la assai preda desiderassi più lo assalirli. Successe per tanto secondo il disegno la cosa: perché quelli che erano in Pietrasanta, veggendosi innanzi agli occhi tanta preda, la tolsono; il che dette legittima cagione a’ Fiorentini di fare la impresa, e così, lasciata da canto Serezana, si accamporono a Pietrasanta, la quale era piena di defensori che gagliardamente la defendevano. I Fiorentini, poste nel piano le loro artiglierie, feciono una bastia sopra il monte, per poterla ancora da quella parte strignere. Era dello esercito commissario Iacopo Guicciardini; e mentre che a Pietrasanta si combatteva, l’armata genovese prese e arse la rocca di Vada, e le sue genti, poste in terra, il paese allo intorno correvano e predavano. Allo incontro delle quali si mandò, con fanti e cavagli messer Bongianni Gianfigliazzi; il quale in parte raffrenò l’orgoglio loro, tale che con tanta licenza non scorrevano. Ma l’armata, seguitando di molestare i Fiorentini, andò a Livorno, e con puntoni e altre sue preparazioni, si accostò alla torre nuova e quella più giorni con l’artiglierie combatté, ma veduto di non fare alcuno profitto, se ne tornò indietro con vergogna.