Mentre che queste cose in Romagna e a Roma si travagliavano, i Viniziani avevano occupato Ficheruolo, e con le genti loro passato il Po, e il campo del duca di Milano e del Marchese era in disordine, perché Federigo conte di Urbino si era ammalato, e fattosi portare per curarsi a Bologna si morì, tale che le cose del Marchese andavano declinando, e a’ Viniziani cresceva ciascun dì la speranza di occupare Ferrara. Dall’altra parte, il Re e i Fiorentini facevano ogni opera per ridurre il Papa alla voglia loro, e non essendo succeduto di farlo cedere alle armi, lo minacciavano del concilio, il quale già dallo Imperadore era stato pronunziato per a Basilea; onde che, per mezzo degli oratori di quello, che si trovavano a Roma, e de’ primi cardinali, i quali la pace desideravano, fu persuaso e stretto il Papa a pensare alla pace e alla unione di Italia. Onde che il Pontefice, per timore, e anche per vedere come la grandezza de’ Viniziani era la rovina della Chiesa e di Italia, si volse allo accordarsi con la lega; e mandò suoi nunzi a Napoli, dove per cinque anni feciono lega Papa, Re duca di Milano e Fiorentini, riserbando il luogo a’ Viniziani ad accettarla. Il che seguito fece il Papa intendere a’ Viniziani che si astenessero dalla guerra di Ferrara. A che i Viniziani non vollono acconsentire; anzi con maggiori forze si prepararono alla guerra, e avendo rotte le genti del Duca e del Marchese ad Argenta, si erano in modo appressati a Ferrara, ch’eglino avieno posti nel parco del Marchese gli alloggiamenti loro.