Istoria delle guerre vandaliche/Libro primo/Capo XX
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CAPO XX.
I. I mali sofferti ricordarono ai Vandali un proverbio antico: Non avervi, cioè, bene comunque grande chi l’uomo non possa sperare di aggiugnere, nè si fermo e stabile da non potergli sfuggire; e qui esporrò il come e il quando esso ebbe origine. All’uscir di tal gente per soverchia fame dalle patrie terre vollero parecchi, non persuasi di tener dietro a Gogidisco, rimanervi, lusingandosi rettamente che avrebbero quivi, ridotti a minor numero, più comoda vita. Questi di poi temendo non gli emigrati in Africa fossero di là col volgere degli anni cacciati, o dall’amor patrio indotti a tornare nell’antico paese, inviarono ambasciadori a Gizerico, i quali dovevano a nome de’ suoi connazionali seco lui congratularsi delle riportate vittorie, e pregarlo ad un’ora che si spogliasse della sovranità di quel loro suolo, addivenutogli inutile dopo i tanti africani trofei; ed eglino così liberi dalla tema di vedersene contrastato il possesso dagli antichi abitatori, cimenterebbero di buon grado per la sua difesa lor vite. Gizerico ed i Vandali non avendo che obbiettare all’inchiesta erano per aderirvi, quando un vecchio tenuto in molta considerazione de’ suoi prudentissimi consigli vi fece contro, dichiarando incerte tutte le umane cose, nè avervene pur una ferma e non soggetta a sconvolgimento. Gizerico il commendò, e mutatosi di parere diede subito commiato all’ambasceria. Ma i Vandali tutti beffavano si grandi cautele, trattandosi di vicende apparentemente lontanissime, dopo gli ultimi eventi però conobbero il senno e la convenevolezza di quel procedere, e fu mestieri ch’eglino stessi confessassero la verità dell’udita sentenza. Nulla poi sappiamo de’ Vandali restati nelle terre loro; forse e’ vennero dispersi dalle nazioni vicine, o mescolaronsi con esse.
II. I vinti di necessità continuarono a dimorare in Africa, non avendo più navi su cui restituirsi all’abbandonato suolo; e ben quivi scontar dovevano la pena delle scelleraggini commesse in molti luoghi, ma soprattutto nell’isola di Zacinto contro i Romani. Conciossiachè Gizerico tal fiata, scorrendo il Peloponneso, datosi ad espugnare Tenaro ne fu con grave perdita ributtato indietro; divampante allora di sdegno si rivolse contro quell’isola, e messavi in terra la soldatesca passò a fil di spada chiunque paravaglisi innanzi, nè pago ancora menò prigionieri seco, partendone, cinquecento dei più illustri cittadini, e fattosi poscia nel mezzo dell’Adriatico ordinò che venissero spenti senza eccezione, e gittati nelle onde; ma l’epoca di tal eccidio è anteriore a quella di che ora trattiamo.