Istoria della decadenza e rovina dell'Impero romano/Prefazione del traduttore
Questo testo è completo. |
Traduzione dall'inglese di Nicolas-Marie Leclerc de Sept-Chênes (1779)
◄ | Istoria della decadenza e rovina dell'Impero romano | Prefazione dell'autore | ► |
LA storia dell’ Europa moderna é strettamente unita con quella dell’antica Roma. Qualora noi vogliamo conoscere l’origine delle nostre monarchie, e rappresentarci il mondo come in un quadro, non possiamo dispensarci dallo studiar le consuetudini e i costumi e il carattere di un popolo, che per si lungo tempo ha dato leggi all’universo.
Fra quanti scrittori han favellato di quella nazion famosa, alcun non ve n é, che meglio dell illustre autore dello spirito delle leggi, abbia fatta conoscere le macchine della sua politica. Le sue considerazioni piene di profonde vedute , ed energicamente espresse , portano l’impronta del suo genio. Ma le cagioni della decadenza dei romani , non sono che accennate nell abbozzo disegnato da quel sommo pittore . Egli era necessario metterle in chiaro con tutta quella estensìone di cui é suscettibile un tal argomento ; e bisognava sostener le riflessìoni con fatti, capaci dì ammalliare i leggitori. Or questo appunto é quello, che il sig. Gibbon ha ìmpreso a fare. La distruzione del più vasto impero, che abbia mai esistito ; le rivoluzioni sorprendenti, che ne hanno preparata la rovina ; e la formazione delle diverse sovranità , che vì fono inalzate sulle sue rovine; ecco gli oggetti importanti, che vengono dall’ autore Ìnglese presentati all’altrui sguardo.
Alcuno non farebbe stato capace di far la traduzione di quest’ opera, tanto bene, quanto il sig. Gibbon medesimo. Ha egli già pubblicato in francese un Saggio sullo studio della letteratura. Reca meraviglia il vedere, che uno straniero parli la nostra lingua con tanta purità, e ne possegga tutta la delicatezza. La sua istoria della decadenza, e della rovina dell’impero romano lo colloca nella classe de’ primi scrittori della Gran Brettagna.
La nobiltà de’ pensieri, la eleganza dello stile , e le immense ricerche, di cui piena é quest’ opera, son tutte qualità che ne rendono sommamente interessante la lettura ; la filosofia vi comparisce abbellita da tutte le grazie della immaginazione. Io non posso lusingarmi di aver fatto passare nella mia traduzione tutte le bellezze dell’originale; ma ardisco almeno di afferire che essa é fedele. Allorché ne pubblicai la prima parte, non aveva avuto altra intenzione, che di arricchire la nostra letteratura di un opera così degna di effére conosciuta. Non mi essendo io giammai esercitato nell’arte dello scrivere, aveva motivo di temere, e la esecuzione non corrispondesse alla grandezza dell’impresa. Se in oggi io mostro una qualche maggior fiducia, la ragione ne é, chè al Sig. Gibbon é piaciuto di animarmi, e di rivedere il mio lavoro. Egli ha corretto i considerabili errori , che eran corsì nel primo volume; ha diligentemente esaminato il restante della mia traduzione; e mi ha illuminato sopra molti passi, di cui non aveva ben penetrato il senso.
Non farò che una sola osservazione sulla maniera colla quale ho tradotto il mio autore. Sembra , che il sig. Gibbon, nato protestante, perda qualche volta di mira i veri principii. La fedeltà, che io gli debbo, non mi ha permesso di alterare il testo; e per l’altra parte le sue idee sono talmente concatenate fra loro, che non mì sarebbe potuto cangiarne la disposizione, senza distruggere il sistema di cui esse fanno parte. Queste ragioni mi hanno determinato a lasciar sùssistere, ed a tradurre letteralmente que passi medesimi nei quali potrebbe rimproverarsi all’ autore dì essersì enunziato con soverchia libertà. E’ agevol cosa confutar gli errori, che gli sono sfuggiti; e certamente per l’altra parte si farà plauso alla prudenza, e alla mansuetudine, che regnano generalmente in tutto il corso dell’opera.