Isaotta Guttadauro/Donne/Viviana
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VIVIANA
O Vivïana May de Penuele,
gelida virgo prerafaelita,
o voi che compariste un dì, vestita
di fino argento, a Dante Gabriele,
tenendo un giglio ne le ceree dita.
Vivïana, non più forse a la mente
il ricordo di me vi torna omai.
E pure allora, quando io vi parlai,
mi sorrideste a lungo e dolcemente.
Fiorian, Villa Farnese, i tuoi rosai
ne ’l mattino di maggio e su le antiche
mura il sole una veste aurea mettea:
tra le liete ghirlande si svolgea
la bellissima favola di Psiche;
navigava in trionfo Galatea.
O Vivïana May de Penuele,
or vi sovviene de ’l lontan mattino?
Voi sceglieste le rose ne ’l giardino
ove un tempo convenne Rafaele,
muta, con lento gesto, a capo chino.
Non vidi allor la Primavera iddia?
Disser la vostra lode a me li uccelli;
fiori parvero nascer da’ capelli,
come ne la divina Allegoria
cui pinse in terra Sandro Botticelli.
Poi su l’accolta de le vive rose
reclinando la testa agile e bionda,
avidamente, come sitibonda,
tutte beveste l’anime odorose
- oh voluttate mistica e profonda!
Poi, smarrita in un sogno, alta levaste
la faccia ove le azzurre ésili vene
languiano, e mi volgeste (or vi sovviene?)
le pupille ne ’l sogno umide e caste.
Non così pura in cielo è mai Selene.
Io sol dissi a la notte alma e felice,
solo dissi a le stelle il novo amore.
Segreto in me de’ vostri occhi il fulgore
io custodii, beata Beatrice.
Tale un raggio di luna il silfo ha in cuore.
Or cantarti m’è dolce, o Vivïana.
Splendimi ne la chiara ode, vestita
de la tunica verde e redimita
d’argentei fiori, in calma sovrumana
tenendo un giglio tra le ceree dita!