Io me ne stava in fondo
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Anacreontica
Io me ne stava in fondo
d’una cava spelonca al mare in riva,
e dell’ondoso mondo
al popol notatore,
5con amo adescatore,
la dolce vita insidïando giva;
e già traeva fuore
dall’umido elemento
colla squamma d’argento
10un pesce palpitante,
quando ecco a me d’avante
vergine comparire
di grazia e di beltà fresca e ridente,
che sì mi prese a dire:
- Tu, pescatore, intanto
15che io mi bagno in quell’onda,
serbami sulla sponda
questo serico manto -.
Sì disse, e lieta colle man di rose
20in bel nodo compose
l’inanellato crine,
che nero nel confine
di quel volto nevoso
con risalto grazioso
25spargea luce e vivezza
sull’opposta bianchezza.
Poi si sciolse la vesta, che ristretto
tien l’avorio gentil dell’alto petto,
tolse al collo il monile,
30poi sull’algoso masso
lasciò cadere a basso
la vesta più sottile.
Qual nella selva idea
all’antica tenzone
35apparve Citerea
con Pallade e Giunone,
tale a questi occhi miei
si fe’ veder costei,
che si gettò repente
40entro del sen marino,
dove velocemente
colle candide braccia
ella spumoso si facea cammino:
or in mar nascondea
45fresche rose del volto,
or veder mi facea
vivace avorio in molle spuma avvolto;
alto battea talora
coll’una e l’altra mano
50sopra il ceruleo piano,
e l’onda ne gemea bianca e sonora.
Notava ella ridente
con occhio nero, e verso il ciel sereno
volgea soavemente
55i candori del seno;
se mai l’onda marina
il volto le copriva,
ella subito apriva
la bocca porporina,
60e ’l mar scendea contento
nella conca amorosa;
ma per breve momento
egli colà si posa:
perché la bella notatrice in alto
65il fa volar colle gonfiate gote
fuor delle rose, onde fiorisce il labro;
e ’l flutto innamorato
ricade in stille più minute e chiare,
e ritorna a bagnare
70i fiori di quel volto delicato.
Poi che stanco e leggiero
dall’umido sentiero
il piè rimosse al fine,
e le tenere brine
75le rose, le vïole e l’infinito
suo tesor di bellezza
nudo apparve sul lito,
pien d’alta maraviglia
io dicea nel mio core:
80- Certo costei somiglia
l’alma madre d’Amore,
quando dall’onde uscita
con le candide dita
spremea l’umide chiome -.
85Oh come presto, oh come
verso la bella io corsi,
e pure e pur le porsi
la custodita veste,
che quel candor celeste
90spettacolo d’amor tosto coprio.
Poi le dissi: - Idol mio,
vedi che noi siam soli in questo scoglio,
e che il sol sotto l’onde
del mare omai s’asconde;
95or, bella ninfa, io voglio… -
Non mi lasciò seguir, che ella sdegnati
occhi girommi altera,
occhi nell’ira ancor soavi e grati;
poi mi roppe la canna pescatrice,
100e ’l pesce moribondo
gettò nel mar profondo,
me lasciando infelice
e piangente del cuor la doppia offesa:
d’aver perduto il pesce, e lei non presa.