Interviste dal libro "TUTUCH (Uccello tuono)"/Intervista a Francis Sanderson
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1. Per la Sua tradizione culturale la vita è un dono o una punizione?
È un dono del Creatore: siamo qui per essere più o meno i custodi di madre terra, per conservare la nostra vita, e quella dei nostri fratelli e sorelle, per aver cura degli animali, delle piante, per continuare la nostra specie ed insegnare ai nuovi venuti di aver a cuore le sorti del mondo in cui viviamo e di coloro che ci circondano. Se ognuno lo facesse, certamente, tutta l’area che occupiamo sarebbe meno ostile.
Per la mia tradizione il Creatore (potrebbe essere un Lui o una Lei) è un Grande Spirito, è la persona che possiede tutte le arti di governo e la capacità di creare e distruggere ogni cosa. Nella cultura non aborigena costui è Dio, ma nella nostra è il Grande Spirito e per me si possono interscambiare i due: nella vostra prospettiva parlate di Dio, nella mia del Grande Spirito. Questo fatto testimonia che le popolazioni indigene non sono legate al nome, voi credete nel Grande Spirito come noi, solo che Lo chiamate Dio o Gesù, Budda o Maometto, mentre noi preferiamo considerarli uniti nel Grande Spirito. Non so se Egli porta i calzoni o la gonna, questo non lo so. In alcuni giorni credo che sicuramente indossi la gonna, e in altri i pantaloni: quando c’è burrasca e tuona credo che porti i pantaloni, quando è bello e soleggiato credo che porti la gonna.
Adesso lei desidera sapere come il tutto è cominciato? Ebbene, ora le cose si complicano, perché sono anche cattolica. Questo mi mette in difficoltà, perché ci fu insegnato che la nostra filosofia, il nostro modo di pensare era inferiore. Nelle passate generazioni, quella di mia nonna, di mia madre, di mia zia, eravamo molto cattolici, perciò è molto difficile: so cosa ci si aspetta che io dica e so ciò che io voglio dire.
Ciò che ci si aspetta è che io dica la bella storia di Adamo ed Eva come è nella Bibbia; ma secondo la mia tradizione io credo che tutto cominciò moltissimi anni prima. Credo che il Creatore stava camminando sulla terra e Egli o Ella si sentì molto solo, c’erano solo gli animali che aveva creato. Perciò, per avere compagnia creò un altro Spirito per stare con Lui. So che la madre terra fu creata per mezzo della tartaruga: per noi l’Isola della Tartaruga è il mondo. Accadde che ci fu una grossa alluvione e tutta la terra fu coperta dall’acqua, perché gli uomini non si erano presi cura né del loro territorio, né l’uno dell’altro. Gli spiriti che erano già in paradiso, o in cielo, o nell’altro mondo, notarono che c’era tutta questa sofferenza e causarono l’alluvione. Ma si salvarono alcune persone buone, e una di queste pendeva da un albero e riuscì ad andare di sotto a dire: <<Oh, Grande Spirito aiutami. Sono stanco e sto per morire>>. Allora lo Spirito mandò gli animali per aiutarla, e tutti gli animali cominciarono a fare ressa per portare soccorso. Ogni animale cercò di portar su della terra, perché l’uomo aveva bisogno di qualcosa di solido su cui stare, dato che non sapeva nuotare. Alla fine un solitario ratto muschiato – non è un animale molto bello – si immerse e risalì con della terra nelle sue mani e la depositò su una foglia galleggiante; continuò a portarne, e poi costruì una piccola isola su cui l’uomo poteva stare. L’uomo era quasi irritato, perché quest’animale d’acqua brutto era riuscito a prestare aiuto, e ad iniziare a costruire la terra, così il ratto muschiato chiamò gli altri animali in modo che dessero una mano e nacque quest’isola. In tal modo la terra fu formata, ma c’era solo acqua in giro. L’uomo promise di aver cura degli animali, e promise di custodire e aver cura della terra in modo che ciò che era accaduto non si verificasse più.
2. Perché siamo qui: per lottarci o per aiutarci?
Lo schema della nostra coesistenza non è quello di lottarci, mai. I popoli hanno le loro differenze. La mia filosofia, e sto parlando strettamente per me stessa in questo caso, è che nessuno ha sempre ragione o sempre torto: questo ho imparato da mia madre e da mia nonna (in genere dalle donne) che bisogna rispettare le altre persone. Le differenze devono continuare ad esistere, tuttavia noi dobbiamo lavorare insieme: è una comunità, è un lavoro di squadra, è una grossa macchina. Se tutti riuscissero ad essere tolleranti, se riuscissero a capire che vi sono le differenze, che vi sono gli Italiani, i Greci, gli Spagnoli, gli Aborigeni, gli Svedesi e tutti hanno le loro caratteristiche diverse, capirebbero che tutto è relativo al luogo dove si vive in quel momento. Se vivo in Italia, allora devo rispettare la tradizione culturale dell’Italia. Ma anche quando voi vi trovate qui dove io sono, sulla nostra terra, secondo me dovreste essere più consapevoli di chi noi siamo, e non essere così veloci ad imporci i vostri pensieri ed i vostri ideali. C’è, però, anche una via di mezzo: intendo dire che non possiamo insistere a volere tutti di pelle scura e di lingua ojibway, anche questo comportamento non è corretto. Vi deve essere una mentalità comune ed ecco perché attraverso il territorio canadese si parla la lingua inglese: non è ojibway, cree, mohawk, nessuna di queste, perché noi non siamo stati mai capaci di avere una lingua comune, e perciò non saremmo stati capaci di comunicare con chi fosse venuto in visita o a vivere qui. Dunque, abbiamo adottato e ci siamo adattati all’inglese come lingua comune con cui comunicare con tutti gli altri.
Non c’è distinzione tra maschio e femmina: il nostro contributo alla vita associata è uguale. La mia cultura è quella di una società matriarcale, nella quale davvero le donne sono al centro della ruota: sono il cuore della famiglia! E credo sia così anche in molte altre società in cui le donne sono il cuore, si preoccupano di alimentare la mente, il corpo e l’anima. Perciò, quando alcune persone vengono a chiedere consiglio esse accettano il consiglio delle donne, perché esse sono valorizzate: non sono viste in una posizione sussidiaria, ma sono eguali ai guerrieri, ai cacciatori, sono altrettanto importanti. Forse la donna è anche più importante, perché quando gli uomini vanno fuori a caccia o in guerra, essa mantiene la famiglia unita. Molto tempo fa poteva pure diventare un capo: era una carica ereditaria, i capi sceglievano tra i loro figli coloro che avrebbero continuato, per cui la carica si passava di padre in figlio. Nella mia famiglia vi erano dei capi, mio nonno, mia nonna, ed ora un mio cugino è il capo nella mia riserva. Ma era maggiormente un incarico maschile, perché dovevano avere a che fare con altre tribù, dovevano viaggiare e andare lontano, e questo per la donna era difficile, perché avrebbe dovuto abbandonare la casa e la famiglia. Perciò, era più conveniente che viaggiasse l’uomo. Se si perdeva o gli sparavano, o veniva ucciso in qualche altro modo non era un peccato, se era lei ad essere uccisa egli non sarebbe stato capace di aver cura di una famiglia di dieci figli, e tenerli uniti e far sì che tutto andasse avanti.
Sì, lei ha ragione. La comunità si prende cura dei bambini. Questo è il compito del Centro per gli indigeni di Toronto: è il cuore della comunità, la gente porta qui i suoi problemi, se sono in cerca di consigli, di aiuto, di casa. Essi vengono qui, e già si rilassano parlando con qualcuno nella loro lingua. Era così in passato nei luoghi d’incontro: vi erano dei posti dove essi si potevano incontrare con gli anziani e parlare con loro. Noi non siamo come gli Europei o i Wasp (i bianchi anglosassoni protestanti), che mettono i loro anziani negli ospizi e li abbandonano: i nostri noi li teniamo in famiglia e abbiamo cura di loro. La mia riserva è Burch Island, vi andrò la prossima settimana per il pow-wow. Il pow-wow è una riunione di persone, è una danza spirituale e culturale della nostra tradizione, si danza e ci si diverte, c’è buon cibo, in gran quantità; vi sono gli anziani con cui parlare per avere degli insegnamenti, se si ha bisogno di avere delle risposte a dei nostri problemi. Non tutti hanno un nonno o una nonna, perciò prestiamo i nostri. In verità, non sono gli anziani a fornirci le risposte, ma la maggior parte delle volte abbiamo solo bisogno di una persona che ci ascolti e ci faccia le domande che non riusciamo a farci da soli. Alla fine solo noi potremo dare la risposta, ma non possiamo fare tutto questo lavoro da soli.
Sono stata ad un matrimonio. Mia cugina stava per sposarsi e cosa succede in questi casi? Succede che tutta la familgia prepara il cibo. Qui a Toronto si andrebbe al ristorante, vi sono gli addetti a cucinare e a servire il cibo, e tutti sono seduti per bene e si godono la giornata. Noi prepariamo tutto in cucina, curiamo il servizio: sono le giovani a servire. L’ho fatto per moltissimi anni, a ogni matrimonio ero in cucina, perché ero giovane e dovevo imparare: i piccoli imparano con l’esempio. Non cucina una persona sola, ma tutta la comunità si sobbarca il lavoro, dato che un matrimonio è un evento comunitario. La comunità è una famiglia estesa, in qualche modo sono tutti legati, o da amicizia, o dal matrimonio.
3. Che significa per lei la parola “capo”?
Come diventiamo capi? Nessuno si sveglia un giorno ed è ciò che è: di regola si impara, e si impara ascoltando, guardando, e facendo errori: i ragazzi si siedono fuori ad ascoltare gli anziani. Ed è così per imparare qualsiasi cosa: come le ragazze imparano a cucinare? Non ci si sveglia sapendo cosa fare: bisogna guardare la mamma, come mette gli ingredienti, come raccoglie tutto, come tiene il fuoco acceso. Lo stesso avviene con i ragazzi, guardano e acoltano; lo stesso è per diventare capo.
Oggi c’è il capo e c’è il gruppo di consiglieri, i quali fanno da consulenti e aiutano a prendere le decisioni, ma il capo è in fondo a tutti. Questo è il modo in cui ci si comporta, certo non è scritto sulla carta o nei libri: la nostra storia e i nostri insegnamenti si trasmettono dalla mia bocca al suo orecchio, e dalla sua bocca all’orecchio di qualcun altro.
Se un capo, anche se è figlio di un altro capo, non è un buon capo, non può prendere decisioni. Gli anziani si rendono conto che egli non è capace, ma magari un altro lo è, allora questi lo affiancherà per prendere le decisioni ed egli lo ascolterà, perché l’altro è preparato: li si mette insieme. Gradualmente, per osmosi il capo apprenderà come fare, e non vi sarà solo una persona, ma molte altre – anziani, persone sagge della comunità - accanto a lui per farlo migliorare.
In passato due bambini venivano scelti per diventare gli storici della riserva, della tribù: si insegnava loro ad ascoltare e ad andare a tutte le feste, i funerali, le nascite e ricordavano tutto. E dovevano solo fare questo, non andavano a scuola, non facevano altro, quello che facevano era viaggiare per recarsi dovunque stesse succedendo qualcosa, ed essi dovevano ricordare due o tre anni prima chi c’era a questo o quel matrimonio, o al funerale, la data della morte, la data delle nascite, perché non avevamo documenti scritti: erano due, qualche volta tre, bambini a cui si insegnava come ricordare le cose e a mantenere viva la storia, e così è stata fatta la nostra storia, con l’aiuto anche delle foto e dell’arte.
Ora c’è il voto, c’è la democrazia. Dio benedica la democrazia! Ma in passato la carica di capo era ereditaria, e veniva scelta anche la persona che uno doveva sposare, si sceglieva un buon partito, perché la cosa sarebbe stata benefica per tutte e due le famiglie. Certo, succedeva che alcuni potevano non gradire il proprio partner, ma i genitori erano rispettati, e il legame con gli anziani era un legame molto sentito. Anche se l’uomo non ti piaceva, non poteva essere così cattivo, poteva darti dei figli forti, poteva essere un bravo cacciatore e quindi essere un buon procacciatore di cibo, e tu saresti una buona cuoca, e si continuerebbe così per il bene della specie: i tuoi genitori non ti avrebbero dato un marito così cattivo, perché vogliono il tuo bene. Sceglieranno uno che può stare alla tua altezza e perciò sarà un’unione forte: i tuoi figli saranno forti e dunque la razza diventerà più forte e dominante. Nel caso in cui non si amano, come lei suggerisce, io parlerò con mia figlia e le dirò: <<Guarda, so che non lo ami, so che pensi che ciò sia sbagliato, ma nel tempo si rivelerà buono, sarà la cosa giusta, le cose si aggiusteranno, vedrai la famiglia crescere: non si tratta solo di due persone che stanno per conto loro, c'è la famiglia intorno, e se hai un problema vieni a parlarne con me, e tuo padre parlerà con lui, per essere sicuri che ti tratterà bene>>. Non si verifica che un uomo può essere colpito da un’altra donna, assolutamente no, perché in tal caso non mostrerà rispetto per nessuno. Egli può essere cacciato via, non si può andare nella famiglia di un altro e stare con la moglie dell’altro: questo non si fa, non è rispetto per me, per mia madre, mio padre, le mie sorelle, i miei fratelli, e la madre, il padre e i fratelli e sorelle di lui. C’è un grande rispetto da parte di mio marito e mia per nostra figlia. Sta a noi, intendo dire a tutte e due le famiglie, proteggere quello che abbiamo creato, cioè quell’unione. Certo, se qualcuno vuole andare via dalla sua famiglia lo può fare, ma è più facile fare un matrimonio che scioglierlo. E tutti, anche i tuoi fratelli e sorelle, le zie e gli zii, i nonni, tenteranno di farti cambiare idea, perché abbiamo visto quell’unione come buona per te. E come puoi tu saperne di più di tua madre e tuo padre? Ecco perché noi abbiamo cura dei nostri anziani, perché hanno vissuto qui per un lungo periodo e hanno una lunga esperienza, di tante cose: anni fa la gente non viveva così a lungo, e coloro che raggiungevano i cinquanta o sessant’anni erano molto riveriti, perché erano riusciti a vivere così a lungo, la nostra vita era difficile.
4. Quali sono le sue responsabilità?
Avere cura del gruppo: è come un pastore con le sue pecore. Egli è il più forte, egli negozia per loro per migliorare la terra, ascolta gli anziani ed i consiglieri per sapere quando è tempo di spostarsi da un posto all’altro. Allora dice al suo popolo: <<Dobbiamo fare le valige e andare ora, andremo nel luogo della pesca, o a caccia, oppure è tempo di fare il raccolto, o di raccogliere legna per l'inverno, perché sarà freddo quest'anno>>. Ad ogni modo, il capo non chiede. Per esempio, egli si incontra con i consiglieri e dice: <<Ho parlato con gli anziani l'altro giorno e hanno detto che avremo un inverno molto freddo, perciò ognuno deve parlare con la famiglia, perché non voglio perdere nessuno quest'inverno, voglio che tutti siano forti e stiano bene. Dunque, assicuratevi che tutti siano pronti>>. Egli parla soltanto e riesce a motivarli: egli è una persona che sa motivare. Ed è anche un oratore, ha carisma con il suo popolo, essi non lo ammirano, è lui che deve avere rispetto, perciò deve essere onesto. Egli è molto democratico, perché parla con tutti.
5. Che tipo di organizzazione sociale avete?
Come lei dice, è vero che gli anziani andavano via dalla comunità quando sentivano di essere un peso: era così in passato, ma non ora, perché abbiamo ospedali, abbiamo le medicine, le cose moderne, per cui non li lasciamo andare nel bosco da soli. In passato era così, perché la gente doveva viaggiare, eravamo nomadi: vai in un posto perché è buono per pescare in primavera, o lì per la caccia, o lì perché è un posto buono per l’agricoltura, per cui ci spoatavamo da un posto all’altro. Non possedevamo molte cose, perché non occorrevano molte cose: se uno aveva qualcosa che poteva servire lo si prendeva: tu mi dai questo ed io ti do quest’altro. Tutto era molto facilmente trasportabile, era facile da portare con sé. Ora se uno porta con sé un ottantenne, non si può viaggiare molto velocemente, e dovevano spostarsi da un posto all’altro prima che la neve arrivasse, e se si viaggia alla velocità di una persona di ottantadue-ottantacinque anni attraverso il bosco, senza marciapiedi, senza strade, senza macchine, senza niente e a piedi occorrerà molto tempo e non si farà in tempo a collocare il proprio campo prima che cada la neve. Dunque, essi (i vecchi) sono saggi, sanno di essere un peso per gli altri che devono procedere e ciò significa la distruzione: si fermano allora nel campo, vanno a dormire e forse il giorno dopo non si sveglieranno più. La gente si era rassegnata, sapevano che era così. Non riesco a capire come potessero farlo, perché sarebbe difficile per me di lasciar morire mia madre. Tuttavia, ho quattro bambini, e posso voler sacrificare mia madre o i miei figli? La vita è con i figli, e quindi non si ha scelta.
Quando si muore si attraversa la porta d’occidente. Sa i punti cardinali? Nord, Sud, Est, e Ovest: il sole sorge ad Est, lì è la vita, i bambini, tutto è lì, ad Est; il sole muore ad Ovest, dov’è la fine. Il sole brilla ed è luminoso e lì è cominciata la vita, è meraviglioso! Si oscura e va nel buio a sinistra, perciò si viene nella vita attraverso l’Est, e si va via attraverso l’Ovest. Questa è la porta attraverso la quale cominceremo un’altra vita, dobbiamo incamminarci per un altro sentiero.
6. Qual è il ruolo della donna nella vita del gruppo? Chi si occupa dell’educazione dei figli?
Hilary Clinton, la moglie del Presidente degli Stati Uniti, è andata in una riserva per adottare un bambino. Non mi occupo dei bambini da sola, essi trattano molto con le mie sorelle, con le mie zie, e miei zii, con mia madre e mio padre, con i miei nonni e le loro famiglie: tutti si occupano di loro. Nessuno se ne occcupa da solo! Se hai dieci figli che hanno da pochi mesi ad uno di dieci anni, come puoi occuparti di tutti, come puoi stare fuori nel campo per sorvegliare su quelli che giocano lì? Ti serve l’aiuto dei tuoi fratelli e sorelle e dei vicini. Quando ero ragazzina non rispondevo alla madre dei miei amici o a chi mi stava insegnado qualcosa: avevamo un grande rispetto, e la bocca chiusa. Ascoltavamo e facevamo quello che ci dicevano! Oggi è differente, oggi credono che i bambini hanno molto da dire e possono interloquire: prima niente affatto. I bambini dovevano stare zitti ed ascoltare, ogni tanto si divertivano pure, e cantavano e ballavano, ma quando erano vicino al tavolo dovevano ascoltare mamma e papà. Facevano ciò che veniva loro detto di fare, non prendevano decisioni per conto loro, ma nessuno avrebbe detto loro di fare delle cose cattive. Questa è la ragione per cui nelle scuole residenziali i preti e le suore facevano quello che volevano con i bambini. Ma ai bambini veniva detto: <<Non devi parlare senza essere interrogato. Il tuo compito è di ascoltare e fare quello che ti viene detto>>.
7. Cosa può dirmi circa la proprietà? Mi spiego: come venivano distribuiti i beni tra i membri del gruppo?
Nessuno possiede la terra! Non possiamo possedere la madre terra, siamo qui solo per un breve periodo. Questa terra è qui da molto prima, e non abbiamo una foto per mostrare dove viviamo, la nostra terra, perché il vento può soffiarla via, o l’acqua può coprirla: non possiamo possedere un pezzo di madre terra; abbiamo il permesso di vivere sopra di essa, è qui per questo, per supportarci e noi per ricompensa ce ne prendiamo cura. Abbiamo sempre avuto un grande rispetto per la madre terra, in assoluto. Non avevamo il problema dell’inquinamento: prendevamo solo quanto ci occorreva, non si prendeva di più o lo si restituiva in qualche modo. Non buttavamo la spazzatura nelle acque, e del resto avevamo poca spazzatura in quanto usavamo quasi tutto: non avevamo la plastica, né la carta, né il vetro.
8. Qual è il suo massimo dovere?
Aiutarci. Se ho molto pesce, organizzo una festa così lo posso dare anche agli altri. Diciamo che lei è stata tutto il giorno a cucire abiti, ma ne può indossare solo uno alla volta. Io non l’ho potuto fare, sono stata malata, oppure ho i bambini, oppure sono stata fuori a coltivare i campi, così non ho potuto cucirmi un vestito, mi darà uno dei suoi: noi dividiamo.
9. Come punite i colpevoli?
Non so dire.
10. L’essere umano è superiore agli animali e alla natura?
No, siamo qui solo per essere i guardiani!
11. Qual è l’essenza dell’essere umano? È una creatura speciale con una missione speciale?
Siamo estremamente speciali, perché siamo i più inutili di tutte le creature della terra. Ogni singolo animale, pesce, uccello, pianta che il Creatore ha fatto può vivere molto bene senza di noi. D’altra parte, noi non possiamo vivere senza il pesce, l’uccello, la pianta, gli animali. Siamo i più inutili! Mia madre mi raccontava sempre questa storia. Quando diventavo troppo piena di me era solita dirmi: <<Sei l'unica creatura di questo mondo che non può vivere senza queste altre cose: perciò quanto sei grande? Quanto sei buona?>>. In un’azienda c’è il presidente, il capo dei quadri, i direttori, i vicini, i ricevitori, e poi c’è il custode, che si prende cura del palazzo. Noi siamo i custodi della terra, io la penso così. Siamo i guardiani: noi ci prendiamo cura dei pesci, degli uccelli, delle piante, degli animali: è ciò per cui siamo qui. E in ciò non abbiamo il diritto di essere al di sopra di tutto il resto.