Inclita Ninfa del'Argivo Ismeno
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XCI
AL SERENISSIMO
FERDINANDO MEDICI
GRAN DUCA DI TOSCANA
Edificatore di Livorno1.
Inclita Ninfa dell’Argivo Ismeno,
E reïna d’Asopo,
Tebe, d’orgoglio non gonfiare il seno.
Nol ti gonfiare: io ben esperto e chiaro
5So quali eccelsi pregi
A meraviglia il tuo bel nome ornaro.
So che d’eterei carmi
Già risplendesti, e di Dedalei marmi.
Antistrofe.
Io so, che agli anni, e che di Lete all’onda,
10S’invola il grande Alcide,
E sen vola per l’alto Epaminonda:
Ma non per tanto fra lusinghe indarno
Ergi la fronte, ed osi
Or far contrasto alla città dell’Arno;
15Ed indarno diffuse
Han sue menzogne a tuo favor le Muse.
Epodo.
Estro ingegnoso, che d’Aonii fiori
Acqua distilla, ad ingannar possenti,
Onde appo i cor delle leggiadre genti
20Vaga bugia qual verità s’onori.
Strofe.
Per l’Universo infaticabil gira
Fama volando, e canta
L’opra immortal dell’Anfionia lira,
Quando per l’alto suon mossero i passi
25Dall’erte cime, e pronti
Per lungo calle s’affrettaro i sassi;
Ed indi preser cura
Di crescer gloria all’Echïonie mura.
Antistrofe.
Io non son schifo, e non m’assal disdegno,
30Se il popol di Parnaso
Talor di verità trapassa il segno
Adornar la virtù non è mentire;
E sollevare al cielo
Sommo valor non è biasmato ardire:
35lo talor sul Permesso
Di così far ben consigliai me stesso.
Epodo.
Ora non già, che per tal modo altero
Risplende il merto del Signor che io canto,
Che fora vil favoleggiato il vanto;
40Sì fatto appar per sé medesmo il vero.
Strofe.
Voi che di stelle, e non di gemme d’ostri2,
O Cosmo, o Ferdinando,
Avete seggio in su gli eterei chiostri,
Chinate il ciglio a riguardar Livorno;
45E vedete siccome
Rapido move, e come a lui d’intorno
In su fervide rote
Corre il campo di gloria il gran nipote.
Antistrofe.
Ei di pregio volgar non si consiglia.
50Pianta nuova cittate,
Che degli altrui pensier fia meraviglia.
E chi vedendo per sentier quieti,
Infra terrestri alberghi
Ognora passeggiar l’istabil Teti,
55Avrà scarsa la mano,
In dar belle ghirlande al mar Toscano?
Epodo.
Onde il Sol cade, ed onde sorge, ed onde
Soffia Austro, ed Aquilon, nocchier verranno,
E colmi il petto di stupor vedranno
60Rizzarsi ampia cittade in grembo all’onde.
Strofe.
Non sia chi faccia a sè medesmo froda;
Là dove ozio verdeggia,
Indi non suole uscir frutto di loda;
Dell’iniquo adoprar mercede è l’onta.
65E quando il vizio sorge,
Ogni chiarezza dell’onor tramonta.
Nulla alfin fra’ diletti
Anima grande, salvo biasmo, aspetti.
Antistrofe.
Se de’ Greci guerrier l’ampio drappello
70Facea soggiorno in Lenno,
L’ôr non godea del celebrato vello;
Nè la Stella, che in cielo anco riluce,
Rinoverebbe il vanto
Pur oggidì della Spartana luce3,
75Se a lui sembrava reo
Il cotanto sudar nel campo Eleo.
Epodo.
Credesi il vulgo d’ignoranza carco
Salire al Ciel per dilettose strade,
Nè folle sa che in precipizio cade,
80Se da Virtù non se gli mostra il varco.
Note
- ↑ Ferdinando II, figlio di Cosmo II, nipote di Ferdinando I, successe al padre l’anno 1621 nella tenera età di undici anni, e prese le redini dello Stato nell’anno 1628.
- ↑ La città di Livorno deve la sua origine a Ferdinando I, il quale pose le fondamenta della cittadella il 10 gennajo 1590. Cosmo II terminò con più piccola scala il porto e la fortezza. Ferdinando II fabbricò la città e ne fe’ prosperare talmente il commercio esterno, che cresciuta di popolazione e di ricchezze fu posta in primo grado fra le città commerciali d’Italia.
- ↑ Allude a Castore e Polluce.