Il tesoro del presidente del Paraguay/22. Attacco notturno

22. Attacco notturno

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21. Una detonazione misteriosa 23. Il cavaliere della notte


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XXII.

Attacco notturno.


C
hi mai poteva aver sparato quel colpo di fucile, in quel luogo deserto, lontano parecchie centinaia di leghe dalle frontiere argentine? Chi mai poteva essere l’audace che si era inoltrato tanto nelle grandi praterie della Patagonia, che sono guardate al nord dalle bellicose tribù dei Pampas, nemiche acerrime della razza bianca? Era stato un indiano armato di un fucile, cosa piuttosto difficile ad ammettersi, non conoscendo questi che molto imperfettamente le armi da fuoco, o un vero bianco, giunto fin là chi sa mai in seguito a quali straordinarie circostanze?

Hauka, dopo essere stato per alcuni minuti in ascolto, prese una pronta risoluzione. Balzò sul suo cavallo, che pareva non avesse sofferto durante la lotta coi gimnoti, e impugnata fieramente la lancia colla sinistra e il bola dalla palla di metallo bianco colla destra, gridò:

— A cavallo, Tehulls!

Una quarantina di guerrieri, che non erano stati colpiti dalle scariche dei gimnoti, risposero all’appello e lanciarono i loro cavalli dietro al capo, che si era coraggiosamente cacciato dentro il bosco. Cardozo, Diego e perfino il flemmatico agente del Governo erano della partita.

La cavalcata attraversò di galoppo il bosco, che lasciava qua e là dei larghi passaggi, e sbucò nella grande prateria che si estendeva a perdita d’occhio verso il nord. [p. 188 modifica]

Una figura indecisa, che pareva quella di un uomo montato su di un rapido cavallo, si allontanava verso il nord, semituffata fra i grandi cardi. Era ormai così lontana, che il mastro e Cardozo, quantunque possedessero una tal vista da sfidare un potente cannocchiale, non riuscirono a distinguerla.

Hauka s’accorse che era giunto troppo tardi per raggiungerla, specialmente coi cavalli ch’ei possedeva, che, quale più e quale meno, sembravano assai stanchi; nondimeno diede ordine ad una decina di guerrieri, che parevano i meglio montati, d’inseguire il fuggiasco, che era ormai ridotto ad una piccola macchia nera, appena visibile sul verde tappeto della prateria.

— Tempo sprecato, miei cari, — disse il mastro, che era rimasto col capo, il quale aveva ripreso la via del fiume.

— Che sia un indiano quell’uomo che fugge? — chiese Cardozo.

— Dubito assai che sia tale: non sarebbe fuggito così presto all’apparire dei Patagoni.

— Credi che sia un bianco?

— Sono quasi certo che sì.

— Ma noi siamo in un paese abitato da soli indiani lontano assai dalle frontiere.

— Può essere qualche gaucho cacciato al sud dalle scorrerie dei Pampas... Ah!...

— Cos’hai, marinaio?

— Se fosse...

— E chi mai?

— Uno dei nostri gauchos? E perchè no? Erano tutti e due ben montati e bene armati, e uno, se non tutti e due, può essere sfuggito all’inseguimento dei Patagoni.

— Ma bisognerebbe che ci avessero seguiti e spiati.

— Possono essersi nascosti nel bosco: in questo, per esempio.

— Ma allora, perchè quel colpo di fucile?

— Per avvertirci della loro presenza.

— Marinajo! — esclamò Cardozo, colpito profondamente dalla giustezza di quel ragionamento. [p. 189 modifica]

— Figlio mio, io sono convinto che i nostri fedeli amici vegliano per la nostra liberazione.

— Ah! se ciò fosse! Come si potrebbe accertarci che non sono stati uccisi?

— Interrogando i Patagoni.

— Ma possono insospettirsi.

— Hai ragione, ragazzo mio; ma forse il signor Calderon, che è nell’intimità del capo, può saperci dire qualche cosa.

Spinse il cavallo verso quello del signor Calderon, che camminava a pochi passi da quello del capo patagone, e tirò il lungo mantello che avvolgeva l’agente del Governo.

— Una parola, signor Calderon, — disse il lupo di mare.

— Sia, — rispose lo stregone col suo solito accento secco.

— Vi prevengo che si tratta della nostra salvezza, che forse è molto vicina.

— Ne dubito per ora.

— Non importa, signor agente del Governo. — Ditemi, se lo potete: avete saputo nulla dei due gauchos che accompagnavano me e Cardozo e che erano stati inseguiti dai Tehuels?

— Mi si disse che uno era stato ucciso con un colpo di bola.

— E dell’altro? — chiese con viva ansietà il marinaio.

— Credo che sia sfuggito all’inseguimento, poichè al campo non si riportarono le sue spoglie.

— Allora siamo salvi!

L’agente del Governo lo guardò come si guarda un uomo che ha perduto la testa, e sorrise ironicamente.

— Vi ripeto che la libertà è vicina, — disse il mastro. — L’uomo che ha sparato il colpo di fucile è uno dei nostri gauchos.

— Non ardirà più ritornare.

— Tornerà, signor Calderon.

— Meglio per voi, — rispose l’agente, alzando le spalle e spronando il cavallo per raggiungere il capo.

— Non capirò mai codesto uomo, — brontolò il mastro, rivolgendosi a Cardozo. — Non importa: mi basta di sapere che uno dei nostri amici è ancora vivo e che ci segue. [p. 190 modifica]

— E cosa faremo intanto? — chiese il ragazzo.

— Staremo in guardia, e alla prima occasione pianteremo i pagani e i loro alleati. Una voce mi dice che il gaucho ci farà sapere sue nuove molto presto, e io credo ai presentimenti, ragazzuccio del mio cuore.

Erano allora giunti sulla riva del Rio Negro, che era ingombra di persone giunte dall’accampamento, vecchi, donne e fanciulli, conducenti gran numero di cavalli carichi di tende bene ripiegate, di coperte, di attrezzi d’ogni sorta e di grosse provviste di charquì (carne secca).

Il capo Hauka passò rapidamente in rivista le sue genti, che non attendevano che il segnale per partire, staccò un’avanguardia di trenta guerrieri scelti, muniti di grosse corconillas, che dovevano supplire le tende durante la notte, si mise alla testa di questa e partì verso il nord di gran trotto. Tutti gli altri, comprese le donne, senza le quali il Patagone non si mette mai in campagna, dovevano seguirlo a piccole tappe, mantenendosi però ad una distanza di poche leghe dall’avanguardia, onde, in caso di bisogno, aiutarla nei primi scontri.

Cardozo, Diego e l’agente del Governo, che colle loro carabine erano d’un aiuto potente, facevano parte dell’avanguardia.

La piccola truppa, dopo d’aver attraversato il bosco, si slanciò attraverso la grande prateria, che appariva sgombra di qualsiasi ostacolo e coperta di sole piante graminacee, dette tussak.

A poche miglia dal fiume i Patagoni incontrarono i loro compagni che si erano slanciati sulle tracce dell’uomo che aveva sparato il colpo di fucile; avevano i cavalli semi-rattrappiti per la lunga corsa, e non erano riusciti a raggiungere il fuggiasco, che era scomparso verso il nord, in direzione del Rio Colorado.

Diego e Cardozo s’affrettarono a interrogarli, ma nulla riuscirono a sapere. I Patagoni non erano stati capaci di distinguere il fuggiasco, che aveva già guadagnato un immenso tratto di via, fino dal principio della caccia. [p. 191 modifica]

— Non importa, — disse il mastro. — È lui, è il nostro gaucho: il cuore me lo dice.

Hauka, a cui premeva di non indebolire la sua retroguardia, rimandò indietro gli uomini della caccia e proseguì la corsa verso il nord, premuroso senza dubbio di raggiungere il Rio Colorado e di entrare nel territorio dei Pampas per avere nuovi alleati e forse per procurarsi notizie più precise sulla guerra che si combatteva sui confini Argentini.

Alle sette di sera, dopo una marcia di oltre sessanta chilometri, l’avanguardia si accampava presso le rive di un largo stagno salato, che sembrava deserto, contornato da piccoli boschetti, per entro ai quali si vedevano galoppare cavalli e buoi in gran numero, forse selvaggi o forse fuggiti dalle grandi estancias1 Argentine.

Furono accesi grandi fuochi per tener lontane le fiere che potevano trovarsi nei dintorni, si legarono i cavalli in circolo attorno ad alcuni pali piantati solidamente in terra, e si allestì la cena, composta di carne bollita e di poche radici che bene o male supplivano il pane.

Disposte alcune sentinelle agli angoli del campo, ognuno si affrettò a preparare il proprio letto, molto semplice e non troppo comodo per chi non vi è abituato: una corconilla per terra, resa più soffice dal pellon e dal sobre pellon, che servono di gualdrappa ai cavalli, e l’alta sella per capezzale.

Cardozo e Diego, ch’erano stati posti al centro del campo, fra una doppia fila di Patagoni, onde non saltasse a loro il ticchio di fuggire, dopo di aver subìto una dolorosa visita da uno stregone, che riaprì a loro le incisioni del piede, non tardarono ad addormentarsi a fianco delle loro carabine, alle quali per maggior precauzione avevano cambiato la carica.

Il sonno del mastro fu però di breve durata. Era inquieto, si voltava e rivoltava sulla sua coperta e di quando in quando si alzava per scrutare le vicinanze del campo e specialmente [p. 192 modifica]la piccola boscaglia, porgendo ascolto ad ogni stormir di fronda. Senza dubbio il degno marinajo sperava di veder comparire qualche persona, probabilmente il supposto gaucho, che una voce interna gli diceva esser vicino.

Potevano essere le due del mattino, quando i suoi orecchi distinsero un lontano fragore che pareva si avvicinasse rapidamente. Veniva dalla parte della piccola boscaglia e sembrava prodotto da un numero infinito di pesanti animali galoppanti nella prateria.

Guardò agli angoli del campo, e accanto ai fuochi vide le sentinelle che sonnecchiavano, appoggiate alle loro lance, coi cavalli coricati ai loro piedi. Pareva che nessuno di quei Patagoni si fosse accorto di quello strano fragore, che sempre più si avanzava.

Maggiormente inquieto, si abbassò verso il ragazzo, che russava tranquillamente, e lo svegliò con una brusca scossa.

— Cos’hai, marinajo? — chiese Cardozo, stropicciandosi gli occhi e alzandosi a sedere.

— Non odi nulla tu?

— Ma... sì, perbacco! Come un galoppo di parecchi animali, misto...

— A dei muggiti, vuoi dire.

— Sì, marinajo. Cosa sarà?

— Non te lo so dire; ma ho notato che il galoppo si avvicina sempre più.

— Che sia la retroguardia che s’avvicina?

— A quest’ora così tarda?

— Può essere stata assalita.

Il mastro crollò il capo, come credesse poco a una simile supposizione.

— E i Patagoni? — chiese Cardozo, dopo aver ascoltato nuovamente. — Si sono accorti di nulla?

— No, a quanto sembra. To’!... Guarda!...

— Dei lumi! — esclamò il ragazzo, saltando in piedi.

Quasi nel medesimo istante si udirono le sentinelle gridare:

— In piedi, Tehuels!...

Per la oscura pianura si vedevano scorrere delle masse [p. 193 modifica]che procedevano nel massimo disordine, portanti in alto dei punti luminosi che parevano delle fiaccole ardenti, e nel silenzio della notte si udivano dei formidabili muggiti che parevano emessi da una immensa mandria di buoi terrorizzati e furiosi. Dietro a quelle ombre, l’occhio acuto del mastro scorse un uomo a cavallo, il quale di quando in quando scaricava in mezzo alla mandria dei colpi di arma da fuoco che producevano detonazioni formidabili.

I Patagoni, svegliati di soprassalto dalle grida delle sentinelle, dai muggiti e da quelle fucilate che somigliavano a colpi di trombone, anzichè di carabina, balzarono lestamente in piedi colle armi in mano, in preda ad un vivo terrore, che la voce del capo non riusciva a calmare.

Alcuni più coraggiosi si portarono dinanzi al campo, onde proteggerlo da quello strano assalto; ma i più corsero ai cavalli, i quali nitrivano fortemente e s’impennavano, tentando di rompere i legami e di fuggire. Il tempo però mancò.

Un centinaio di buoi, resi furiosi da certi fastelli di legna che bruciavano attaccati alle loro corna, irruppero furiosamente nel campo, gettando formidabili muggiti e scagliandosi a testa bassa contro uomini e cavalli.

I Patagoni, che erano accorsi a proteggere il campo furono travolti, calpestati, e parecchi lanciati in aria coi fianchi aperti; poi quegli animali, che parevano impazziti, si slanciarono contro tutti gli altri, che si erano raggruppati intorno ai cavalli.

Una confusione indescrivibile successe. I Patagoni, spaventati, impotenti a tener fronte a quel brutale e irresistibile attacco, si cacciarono in mezzo ai cavalli, cercando di salvarsi con una pronta fuga. Hauka, che pareva non avesse perduto la testa in quel terribile frangente, seguìto da alcuni de’ suoi, si trincerò dietro ai poveri animali che cadevano sventrati dai colpi di corna dei buoi, menando colpi di lancia per ogni dove: gli altri, gettate le armi per essere più liberi, si slanciarono verso il lago e vi si immersero, raggiungendo alcune piccole isolette che si scorgevano a poche centinaja di passi dalla riva. [p. 194 modifica]

Cardozo e Diego erano nel numero di questi, entrambi sani e salvi. Il signor Calderon era rimasto con Hauka e lo si udiva sparare colpi di pistola.

L’assalto fu però di breve durata. La mandria, dopo di essersi gettata contro i cavalli che formavano un ostacolo alla sua corsa disordinata e di averne uccisi parecchi, si divise e fuggì colla medesima rapidità onde era giunta, scomparendo verso l’est.

Un istante dopo un uomo montato su di un rapido corsiero attraversava come un lampo il campo, sparando in aria un colpo di trombone, poscia scomparve verso l’est. Cardozo e Diego, che durante l’assalto dei buoi lo avevano costantemente cercato cogli occhi, presentendo che quell’uomo doveva essere quello stesso che aveva sparato il colpo di fucile presso le rive del Rio Negro, al lampo prodotto dalla polvere del trombone lo riconobbero.

— Ramon, — esclamarono ad una voce.

Ma il gaucho, poichè era proprio lui che seguiva la mandria, era ormai scomparso nelle tenebre, trasportato dal suo rapido cavallo.

— Ramon! — ripetè Cardozo, in preda ad una viva commozione. — Ah! Coraggioso e leale compagno!...

— Rispondiamo al suo segnale, — esclamò il mastro: — forse ci udrà. — Puntarono le carabine in aria e fecero fuoco. Pochi istanti dopo verso l’est si vide un debole lampo, seguìto da una detonazione.

— Ci ha risposto! — esclamò Cardozo, che sembrava impazzito dalla gioia.

— Taci, o tu ci perderai, figliuol mio, — disse il mastro, che non era meno commosso. — Se questi pagani si accorgono di qualche cosa, ci faranno a pezzi.

— E suo fratello, lo hai visto tu?

— No: era solo.

— Che sia stato ucciso?

— È probabile.

— E che sia stato Ramon a lanciarci addosso quei buoi furiosi? [p. 195 modifica]

— Senza dubbio, ragazzo mio. Egli cerca di distruggere, o almeno di assottigliare la banda per liberarci.

— Ma come ha fatto a spingerci addosso tutti quegli animali?

— Tu sai che i gauchos sono inarrivabili nel getto del lazo. Probabilmente Ramon è riuscito a radunare tutti quegli animali, appartenenti forse a qualche grande mandria fuggiti dagli estancias del nord, rendendoli poi furiosi col fuoco e fors’anche col guegued, che è una pianta il cui succo rende gli animali furibondi.

— E ritornerà?

— Ne sono certo.

— Bisogna dormire con un solo occhio onde essere pronti a tutto.

— Anzi non dormire affatto: veglieremo per turno.

— Tenterà un altro colpo?

— È cosa certa. Cardozo. Andiamo a vedere quanti uomini dell’avanguardia sono rimasti in piedi.

— Hauka è vivo, poichè lo odo urlare; deve essere furibondo.

— Che il diavolo se lo porti.

— E il signor Calderon?

— Comincio ad essere seccato di quell’uomo, che diventa sempre più enigmatico. In acqua, Cardozo!

Si tuffarono, abbandonando l’isolotto e attraversarono il piccolo braccio d’acqua, prendendo terra a pochi passi dall’accampamento.



Note

  1. Grandi recinti dove si custodiscono pecore, buoi e cavalli.