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Cesare Pavese Italo Calvino Indice:Pavese - Poesie edite e inedite.djvu poesie letteratura Il tempo passa Intestazione 15 febbraio 2023 75% Da definire

Ritratto d'autore Gelosia (1°)
Questo testo fa parte della raccolta Poesie edite e inedite


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Il tempo passa

Quel vecchione, una volta, seduto sull’erba,
aspettava che il figlio tornasse col pollo
mal strozzato, e gli dava due schiaffi. Per strada
— camminavano all’alba su quelle colline —
gli spiegava che il pollo si strozza con l’unghia
— tra le dita — del pollice, senza rumore.
Nel crepuscolo fresco marciavano sotto le piante
imbottiti di frutta e il ragazzo portava
sulle spalle una zucca giallastra. Il vecchione diceva
che la roba nei campi è di chi ne ha bisogno
tant’è vero che al chiuso non viene. Guardarsi d’attorno
bene prima, e poi scegliere calmi la vite piú nera
e sedersele all’ombra e non muovere fin che si è pieni.

C’è chi mangia dei polli in città. Per le vie
non si trovano i polli. Si trova il vecchiotto
— tutto ciò ch’è rimasto dell’altro vecchione —
che, seduto su un angolo, guarda i passanti
e, chi vuole, gli getta due soldi. Non apre la bocca
il vecchiotto: a dir sempre una cosa, vien sete,
e in città non si trova le botti che versano,
né in ottobre né mai. C’è la griglia dell’oste
che sa puzzo di mosto, spedalmente la notte.
Nell’autunno, di notte, il vecchiotto cammina,
ma non ha piú la zucca, e le porte fumose
delle tampe dàn fuori ubriachi che cianciano soli.
È una gente che beve soltanto di notte
(dal mattino ci pensa) e cosí si ubriaca.
Il vecchiotto, ragazzo, beveva tranquillo;

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ora, solo annusando, gli balla la barba:
fin che ficca il bastone tra i piedi a uno sbronzo
che va in terra. Lo aiuta a rialzarsi, gli vuota le tasche
(qualche volta allo sbronzo è avanzato qualcosa),
e alle due lo buttano fuori anche lui
dalla tampa fumosa, che canta, che sgrida
e che vuole la zucca e distendersi sotto la vite.