Gelosia (1°)
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Gelosia [1°]
Ci si siede di fronte e si vuotano i primi bicchieri
lentamente, fissando il rivale con l’occhio traverso.
Poi si aspetta che il vino gorgogli. Si guarda nel vuoto
canzonando. Se i muscoli tremano ancora
treman anche al rivale. Bisogna sforzarsi
per non bere di un fiato e sbronzarsi di colpo.
Oltre il bosco, si sente il ballabile e vedon lanterne
dondolanti — non sono restate che donne
sul palchetto. Lo schiaffo piantato alla bionda
ha portato via tutti a godersi lo scontro.
I rivali sentivano in bocca un sapore di rabbia
e di sangue; ora sentono il sapore del vino.
Per riempirsi di pugni bisogna esser soli
come a fare l’amore, ma c’è sempre la notte.
Sul palchetto i lampioni di carta e le donne
non stan fermi, nel fresco. La bionda, nervosa,
siede e cerca di ridere, ma s’immagina un prato
dove i due si dibattono e perdono sangue.
Li ha sentiti vociare di là dalle piante.
Malinconica, sopra il palchetto, una coppia di donne
gira in tondo; qualcuna fa cerchio alla bionda,
e s’informano se proprio le duole la faccia.
Per riempirsi di pugni bisogna esser soli.
Tra i colleghi c’è sempre qualcuno che blatera
e fa fare commedie. La gara del vino
non è mica uno sfogo: uno sente la rabbia
gorgogliare nel rutto e bruciare la gola.
Il rivale, piú calmo, dà mano al bicchiere
e lo vuota continuo. Ha finito il suo litro
e ne attacca un secondo. Il calore del sangue
manda in secco i bicchieri, come dentro una stufa.
I colleghi d’intorno hanno facce sbiancate
e oscillanti, le voci si sentono appena.
Il bicchiere, si cerca e non c’è. Per stanotte
— anche a vincere — la bionda torna a casa da sola.